Milano, 7 mag. (askanews) – Si annuncia come una vera rivoluzione per la filiera agroalimentare e non solo. Parliamo di blockchain, una tecnologia che promette sicurezza al consumatore finale, valorizzazione e tutela del made in Italy e vantaggio competitivo per chi la adotta. Di come implementarla si è discusso nel convegno La blockchain per la tutela delle produzioni italiane di qualità, organizzato nell’ambito di TuttoFood a Milano. A introdurre la discussione il ministro delle Politiche agricole, Gian Marco Centinaio a cui è seguita una tavola rotonda che ha visto tra gli altri la partecipazione di GS1 Italy, l’associazione che riunisce 35mila imprese italiane deputata al rilascio dei codici a barre. Abbiamo chiesto al presidente Alberto Frausin cosa è la blockchain applicata a una filiera come quella agroalimentare:
“La blockchain parte dalla necessità di essere tracciabili. La tracciabilità la si trasferisce con dei server che registrano gli eventi, i momenti del ciclo di vita del prodotto. Quindi senza tracciabilità è inutile parlare di blockchain”
Prerequisito perchè la blockchain funzioni è l’interoperabilità globale, ovvero la capacità di garantire le interazioni e la massima condivisione delle informazioni, come ci ha confermato il ministro Centinaio:
“La blockchain serve nel momento in cui viene condivisa il più possibile. Quando parliamo di Made in Italy, qualità e tutela, questo può diventare lo strumento che serve a tutelare produttori e consumatori. Il nostro obiettivo è di lavorare con un tavolo di lavoro aperto al ministero”.
Fondamentale per l’interoperabilità è l’utilizzo di uno standard comune, capace di parlare a tutti gli attori in ogni angolo del Pianeta, un concetto sottolineato durante la tavola rotonda anche dal presidente di Euranet Gianpaolo Sara. E in questo senso GS1 Italy con i propri standard si propone come principale interlocutore:
“Mi spaventa moltissimo quando dicono siamo partiti con la nostra blockchain. Non esiste una nostra blockchain, esiste un unico linguaggio che è il linguaggio globale. GS1 ha il vantaggio di aiutare ad avere l’unico linguaggio che è quello globale. Per altro noi siamo un Paese che vive di esportazioni e l’agroalimentare ha fatto dei passi enormi, a maggior ragione noi dobbiamo essere quelli che spingono l’adozione di linguaggi internazionali perchè ne abbiamo solo dei vantaggi”.
Come gli standard GS1 possano rivelarsi utili nello sviluppo della blockchain è presto detto:
“Nel passato come industria ricevevamo i prodotti con l’etichetta già stampata e il codice a barre già stampato, questo garantiva l’identificazione del lotto non del prodotto. A questo punto il processo già previsto nel campo farmaceutico che prevede dei numeri in più a questo punto il prodotto avrà un nome e cognome, quindi non solo avremo tutte le indicazioni contenute oggi nel codice a barre ma quel prodotto sarà singolo, unico che permetterà di tracciare quel prodotto”.
A guidare questo radicale cambiamento ancora una volta sembra essere il mondo della grande distribuzione che per dirla con le parole di Maria Chiara Ferrarese, vicepresidente di Csqa, “quando si muove vuol dire che qualcosa sta succedendo”:
“La Gdo – ha detto ad Askanews il presidente di GS1 Italy Alberto Frausin -potrebbe guidare questo processo e in parte lo sta facendo, ma ci sono attori industriali che coprono la filiera che giocheranno la partita. Oggi però il confine tra retail e industria sta scomparendo e tra qualche anno non discuteremo più di questo argomento”