Roma, 29 gen. (askanews) – Nessun passo avanti nella realizzazione del Deposito nazionale per i rifiuti radioattivi destinato a sostituire gli attuali depositi temporanei che custodiscono in via provvisoria i rifiuti radioattivi del nostro Paese. L’iter è fermo. Manca, infatti, il nulla osta dei ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente alla proposta di CNAPI (la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee a ospitare la struttura) presentata circa 3 anni fa da Sogin (che la legge indica come il soggetto responsabile della progettazione, realizzazione ed esercizio del Deposito). Il progetto dunque è fermo, come conferma Umberto Minopoli, presidente dell’Associazione Italiana Nucleare, con cui Askanews ha fatto il punto.
“Purtroppo siamo al punto di sempre da almeno 3 anni. Non ci sono visibilmente motivazioni tecniche che ostano all’approvazione di questa carta dei siti che – sottolinea il presidente dell’AIN – è esclusivamente un elenco di siti potenzialmente eleggibili. Dopodiché si tratterebbe, realizzando la legge, di fare delle consultazioni molto approfondite nei territori, degli studi ulteriori delle effettive possibilità di localizzazione di questo deposito di rifiuti radioattivi. Non si capisce – prosegue Minopoli – qual è il motivo che ostacola un atto semplicissimo, banale che è quello di approvare la carta di siti eleggibili, più volte emendata e innovata da parte degli organismi tecnici preposti, in primo luogo la Sogin. Credo ci siano motivi poco comprensibili di emotività e preoccupazione nell’approvazione di una infrastruttura che invece è sicura, standardizzata, realizzata in tanta parte del mondo. Ed è – sottolinea il presidente dell’AIN – un atto dovuto perché l’Europa ci obbliga a realizzare questo deposito”.
Europa che infatti ha avviato una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia per la mancata trasmissione dei programmi di gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti a norma di una direttiva europea del 2011. “Sì, perché l’Europa – spiega – sostiene che ogni Paese si deve dotare di una infrastruttura di questo tipo per stoccare i propri rifiuti radioattivi”.
Avete sensibilizzato da subito il nuovo governo su questa problematica? Che risposta avete avuto?
“La risposta è stata che la materia è allo studio. Una risposta molto difficile da accettare, perché è allo studio da moltissimi anni. Ci sono oltre 100 depositi in Europa. È una cosa di cui abbiamo assolutamente bisogno, perché attualmente i nostri rifiuti nucleari sono stoccati in maniera non soddisfacente. Quando parliamo di rifiuti nucleari da stoccare – precisa Minopoli – parliamo solo per un terzo di rifiuti che provengono da attività relative alle centrali nucleari, per il resto si tratta di attività collegate in primo luogo a esigenze medico-sanitarie, di diagnostica, di cura, di terapia che oggi utilizzano ampiamente materiali e isotopi radioattivi che vanno costantemente conservati in sicurezza. Parliamo di materiale nucleare che si utilizza nell’industria, nell’agricoltura, prodotto nei centri siderurgici, che si produce in tante attività del nostro Paese che creano una montagna di rifiuti che occorre trattare in sicurezza e conservare”.
“Se noi fossimo in grado di cominciare la discussione, di parlare con le popolazioni, di avviare le procedure che la legge prevede, certamente io credo – conclude Minopoli – si smonterebbe la preoccupazione di un rifiuto delle popolazioni e saremmo in grado di spiegare i vantaggi e le utilità di queste iniziative”.