Roma, (askanews) – Si conclude un anno di intensi rapporti tra Italia e Azerbaigian, con un importante scambio di visite che, dice l’ambasciatore azero a Roma Mammad Ahmadzada, deve avere seguito e l’avrà, con l’obiettivo di “avvicinare le nostre società”.
“Siamo molto soddisfatti dal livello che abbiamo raggiunto nei rapporti bilaterali con l’Italia, soprattutto in questo anno che ha visto una serie di visite ad altissimo livello, a cominciare da quella del presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella in Azerbaigian. Poi abbiamo avuto in Italia il primo vicepresidente della Repubblica dell’Azerbaigian, Mehriban Aliyeva, e la visita in Azerbaigian della presidente del Senato italiano Maria Elisabetta Alberti Casellati. Si tratta di tre visite importantissime dal punto di vista del dialogo politico e istituzionale, anche per il fatto che queste importanti tre cariche hanno compiuto visite in Azerbaigian e in Italia per la prima volta nella nostra storia. Poi possiamo dire che in questo anno abbiamo raggiunto un livello molto importante per i rapporti economici, con la conferma dell’Italia come primo partner commerciale e dell’Azerbaigian come principale fornitore di greggio per l’Italia. Abbiamo anche cercato di diversificare il rapporto economico con l’Italia: non a caso durante la visita del presidente Mattarella è stato organizzato un grandissimo forum economico a cui hanno partecipato molte società italiane e azere. E anche i rapporti culturali sono stati molto intensi, c’è stato un vero scambio culturale , abbiamo organizzato vari eventi i in Italia per promuovere e far conoscere la nostra cultura, compreso il centesimo Anniversario della fondazione della prima Repubblica dell’Azerbaigian. In questo contesto abbiamo avuto un bellissimo evento alla Galleria di Arte Moderna e un importante concerto al Palazzo del Quirinale. E nell’anno prossimo intendiamo continuare, sia a livello culturale che economico, oltre che politico: dobbiamo avvicinare le nostre società”.
Dall’Italia all’Europa. L’Azerbaigian negozia un accordo globale con l’Unione europea, che è una realtà in grande cambiamento e anche, diciamolo, in chiara crisi.
“La politica estera dell’Azerbaigian è multivettoriale, un politica bilanciata, e l’Unione europea è una delle direzioni molto importanti della nostra politica estera. Noi abbiamo firmato con una decina di Paesi, anche con l’Italia, accordi di partenariato strategico. L’Ue, va sottolineato, per noi è il principale partner commerciale – e l’Italia in questo quadro è il nostro primo partner commerciale come singolo Paese- e questo è fonte di cruciali investimenti. Ora stiamo portando avanti una serie di progetti strategici che uniscono l’Azerbaigian all’Ue, anzi, non solo l’Azerbaigian, ma l’Asia con l’Europa: la nostra posizione geografica ci dà la possibilità di avere questo ruolo, che è fondamentale”.
Quindi l’Europa rata per voi un punto di riferimento.
“Sicuramente”.
Arriviamo al Nagorno Karabakh, regione al centro di un cosiddetto ‘conflitto congelato’ con l’Armenia, che sembra destinato a non avere fine. Posizioni apparentemente inconciliabili: lei vede una possibile soluzione?
“Purtroppo quest’anno fanno trent’anni dall’inizio di questo problema. Nei primi anni del conflitto il 20% del territorio azero è stato occupato militarmente dall’esercito dell’Armenia. E, di nuovo purtroppo, durante questi anni non abbiamo raggiunto la pace. Però la soluzione del conflitto certamente passa dal cambiamento dello status quo e affinché questo avvenga è importante che l’Armenia ritiri il suo esercito, le forze militari dai territori occupati dell’Azerbaigan. L’unica possibilità di risolvere questo conflitto è ripristinare l’integrità territoriale azera”.
E infine il gasdotto Tap (Trans-Adriatic Pipeline) in via di costruzione, che deve portare il gas azero all’Europa e all’Italia, punto terminale del tracciato, causa di tante polemiche qui da noi. A suo avviso resta un progetto utile e necessario per l’Europa?
“Sicuramente tra i vantaggi di questo progetto c’ è la diversificazione delle fonti energetiche, dell’approvvigionamento. Allo stesso tempo, essendo un progetto da quasi di 40 miliardi di dollari di investimenti, ha portato e sta portando importante sviluppo economico a tutti i Paesi coinvolti in questo corridoio, perché il Tap praticamente è l’ultima fase del corridoio meridionale del gas. Siamo soddisfatti che il progetto stia stiano andando avanti ed è importante finire questo progetto secondo il calendario previsto, quindi che il gas arrivi in Italia nel 2020”.