Roma, (askanews) – In caso di assoluzione Asia Bibi dovrà lasciare il Pakistan. Lo ha detto alla France presse la famiglia della donna cristiana, accusata di blasfemia, che rischia la pena di morte nel Paese.
Le accuse contro Bibi si riferiscono al 2009, quando le donne che lavoravano con lei nei campi, tutte musulmane, l’avevano accusata di aver contaminato, in quanto cristiana, la fonte d’acqua da cui bevevano. “Il Pakistan è il nostro Paese, siamo nati e cresciuti lì, non abbiamo problemi, l’unico problema è la legge sulla blasfemia che è imposta ai cristiani” ha spiegato il marito Ashiq Masih.
“Per noi, la vita in Pakistan è molto difficile, non usciamo molto, siamo molto prudenti”, ha spiegato la figlia Esham.
Contadina e madre di cinque figli, Asia Bibi è in bilico tra la vita e la morte dal 2010. La Corte suprema si è da poco riunita per l’ultima udienza sulla vicenda e ha annunciato di aver raggiunto un verdetto che deve ancora essere emesso. “Speriamo che il procedimento giudiziario sia positivo per noi”, ha detto il marito.
E la figlia ha aggiunto: “Sarò molto felice il giorno in cui mia madre sarà liberata, la abbraccerò è piangerò quando la rivedrò, ringraziando Dio”.
In Pakistan, dove l’Islam è religione di Stato, il caso di Asia Bibi ha scatenato manifestazioni di piazza in diverse città, organizzate da Tehreek-e-Labaik Pakistan (TLP), un gruppo religioso estremista diventato partito politico, che chiede la condanna a morte della donna. I cristiani, minoranza perseguitata, sono spesso presi di mira nel Paese.