Kerch (Crimea), (askanews) – Gli italiani in Crimea, la penisola affacciata sul Mar Nero, sono una minoranza, circa 500, ma fanno sentire la loro voce. Hanno fondato una Associazione, C.E.R.K.I.O (Comunità degli emigrati in regione di Crimea – Italiani di Origine), che ha per obiettivo quello di unire gli italiani, rinvigorire il senso di identità nazionale, organizzare eventi culturali e feste, promuovere la diffusione e la conoscenza della lingua italiana.
Siamo andati a trovarli, a Kerch, dove è stato costruito il ponte voluto da Putin. Kerch, considerata una delle città più antiche di Russia si trova nella penisola ucraina annessa da Mosca nel 2014.
La presidente Giulia Giacchetti Boico: “Per noi è molto importante avere la riabilitazione della nostra gente che negli anni Trenta e Quaranta subì persecuzioni e deportazione per motivi etnici. È importante aiutare le famiglie di origini italiane a tornare e avere il giusto riconoscimento”.
A metà degli anni Venti, gli emigrati italiani antifascisti rifugiati in Unione Sovietica furono inviati a Kerch per “rieducare” la minoranza italiana. Ma tra il 1935 e il 1938 le purghe staliniane fecero sparire nel nulla molti italiani, arrestati con l’accusa di spionaggio e di attività controrivoluzionarie. Nel 1942, le minoranze nazionali presenti sul territorio, compresi gli italiani, finirono deportate con l’accusa di collaborazionismo.
“Per noi italiani di Crimea la cosa più importante che abbiamo ricevuto è la riabilitazione, ora abbiamo i diritti uguali a quelli di altre minoranze. La vita sta cambiando in meglio, ora vediamo il ponte, le nuove strade. Speriamo in un futuro migliore”.
Come giudica il referendum del 2014, che ha sancito l’annessione della Crimea alla Russia? “Il referendum è stato onesto, senza le truffe. In quel momento è stata la scelta migliore per evitare la guerra in Crimea”.
E le sanzioni? “Le sanzioni danneggiano la gente, non solo qui in Crimea ma anche nei rapporti con la comunità internazionale”.
In definitiva, gli italiani in Crimea si sentono più russi o ucraini? “Ci sentiamo più italiani”, scherza la presidente.