Napoli (askanews) – Sono 7.000 ogni anno i decessi nel nostro Paese per le infezioni ospedaliere, le sepsi insorte durante il ricovero in ospedale o dopo le dimissioni del paziente. Un numero elevatissimo, pari al doppio delle morti causate dagli incidenti sulla strada. Tra le cause principali delle infezioni ci sono procedure di decontaminazione non corrette e l’utilizzo eccessivo di antibiotici che alimentano la proliferazione di agenti patogeni resistenti.
Delle possibile strategie per contrastare il fenomeno se ne è parlato a Napoli nel corso del forum nazionale promosso dal Centro Studi Mediterranea Europa che ha riunito ricercatori, medici, manager delle strutture, e amministratori pubblici.
“Le infezioni ospedaliere sono un problema che conosciamo già da tempo in Campania, che tra l’altro è la prima Regione che ha avviato delle linee guida specifiche – ha detto Alessandro Perrella, infettivologo all’ospedale Cardarelli di Napoli – Cosa fare dunque: procedure di intervento, monitoraggio, utilizzare tutti gli strumenti già a disposizione e portare avanti un discorso di prevenzione delle infezioni”.
I lavori del forum sono stati aperti da una lectio magistralis di Massimo Clementi, preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università San Raffaele di Milano.
“Sicuramente è necessaria una strategia attiva per combattere le infezioni ospedaliere, una strategia attiva fondata su un monitoraggio, su un controllo, sulla reportistica e sull’intervento di strategie che si diano obiettivi di riduzione delle quantità – ha detto Clementi – Quando queste strategie sono state applicate hanno avuto risultati a volte entusiasmanti”.
Anche la pubblica amministrazione deve farsi parte attiva nel fronteggiare, con risorse e supporto amministrativo e normativo, quella che, dati alla mano, sta diventando una vera e propria emergenza nazionale.
“Sicuramente bisogna intervenire, anche al di là dell’allarme specifico – ha confermato Michele Schiano di Visconti, consigliere della Regione Campania e medico chirurgo – Sanificare gli ambienti ospedalieri, sanificare le strutture sanitarie è una esigenza e una priorità. Intervenire con l’attenzione massima su questi temi è sicuramente un dovere della politica, delle amministrazioni e della Regione che gestisce la Sanità”.
Il record di infezioni dopo un intervento chirurgico lo detiene la Valle d’Aosta, con 500 casi ogni 100mila dimessi. Seguono la Liguria con 454 e l’Emilia Romagna con 416. Distanziate di poco la Lombardia, il Veneto, l’Umbria e la città di Trento che ne contano circa 300.