Reggio Calabria (askanews) – C’erano centinaia di migranti, lavoratori stagionali, sindacalisti ma anche tanti amministratori locali a Reggio Calabria, in occasione della manifestazione organizzata dall’Unione sindacale di base (Usb) per chiedere giustizia dopo l’omicidio di Soumaila Sacko, il bracciante del Mali ucciso a fucilate il 2 giugno 2018 mentre recuperava alcune vecchie lamiere in una fabbrica dismessa per costruire un riparo di fortuna per gli immigrati nella baraccopoli di San Ferdinando.
Tra gli organizzatori della manifestazione Sumaoro Aboubakar, segretario nazionale Usb braccianti.
“Quello che chiediamo è verità e giustizia per Soumaila Sako – ha detto – e che i diritti dei braccianti, uomini e donne, indipendentemente dal colore della pelle, siano riconosciuti e rispettati. Ma soprattutto il nostro messaggio è per ribadire che in questa piana, in Calabria e che ovunque in giro c’è una massa di lavoratori, uomini e donne, che hanno deciso di rompere quello catene dello sfruttamento in ogni settore, perché ritengono che uniti possiamo davvero far rispettare i nostri diritti e divisi non andremo da nessun parte, soprattutto in un contesto di campagna di odio permenente e sistematica”.
Il riferimento – chiaro – del sindacalista è alla politica di chiusura adottata in particolare dal neo ministro dell’Interno, Matteo Salvini che, anche in queste ultime ore, ha ribadito le sue scelte di “tolleranza zero” in materia d’immigrazione. Ma c’è speranza che qualcosa possa cambiare.
“Il ministro Di Maio ha detto che ci chiamerà – ha concluso Aboubakar – però questo incontro non si è ancora verificato. Noi ribadiamo che c’è la necessità, l’assoluto bisogno di un confronto, perché Soumaila Sako è stato ucciso ma era impegnato insieme a tanti altri in una lotta sindacale per il rispetto dei diritti sul piano lavorativo e sociale e per rompere questa politica di ghettizzazione”.
Accanto agli immigrati anche diversi politici locali per esprimere solidarietà alla comunità di stranieri che vive e lavora in Calabria, tra loro Domenico Lucano, sindaco di Riace.
“Noi vogliamo verità e giustizia – ha detto – ma la giustizia è che sono colpevoli tutte le persone che in tutti questi anni hanno fatto in modo che l’Italia diventasse un Paese dove c’è odio razziale, verso i più deboli, verso i rom, verso i rifugiati, io non ho sentito dire altro da questo governo”.