Milano (askanews) – Venti ristoranti attivi in Italia, un massiccio piano di sviluppo, un modello di franchising molto divergente da quelli proposti nel settore, e una conferma del prodotto – il pollo fritto – senza alcuna concessione verso formule gastronomiche al di fuori delle ricette identitarie. Kentucky Fried Chicken – marchio della multinazionale YUM! – guarda, nel nostro Paese, ad un 2018 in forte espansione e al raddoppio dei ristoranti. “Abbiamo in serbo venti aperture per quest’anno – conferma Corrado Cagnola, amministratore delegato KFC Italia – E’ un progetto ambizioso, ma abbiamo gli imprenditori-partner giusti per farlo”.
Tra le peculiarità di KFC, che la distinguono da altre catene di fast food, c’è il modello di franchising: pochi imprenditori impegnati nello sviluppo di più ristoranti in ambiti territoriali definiti.
“E’ un modello leggermente diverso da quello usato in altri ambiti di ristorazione veloce – prosegue Cagnola – Abbiamo deciso di puntare su pochi partner perché riteniamo che in questo modo sia più facile coinvolgerli sul territorio cercando di dare loro uno spazio di sviluppo abbastanza grande: che per noi vuol dire l’apertura di almeno una decina di ristoranti nel territorio”.
I 20 ristoranti già attivi sono concentrati prevalentemente nel Nord e Centro Italia, ma anche dal Sud ora, si stanno proponendo imprenditori che rispondono alla filosofia e ai modelli organizzativi di KFC. E per i territori si aprono opportunità interessanti anche dal punto di vista occupazionale. “In ogni nostro ristorante lavorano dalle venti alle trenta persone – dice l’amministratore delegato di KFC Italia – questo vuol dire che con 20 aperture si attivano 400-500 posti di lavoro. Questo per noi è una grande ricchezza anche perché non son posti di lavoro che richiedono una specializzazione pregressa. Noi possiamo dare lavoro a giovani che magari hanno appena terminato gli studi o che non hanno alcuna esperienze e ai quali possiamo insegnare noi un mestiere e quelle basi di comportamento e di relazione necessari in un ristorante come il nostro. Qui si lavora in team, seguendo una gerarchia, seguedo procedure operative: tutti valori spendibili poi in altri posti di lavoro”.
Giovani e famiglie: il posizionamento di KFC vede confermate anche in Italia le scelte tradizionali della casa madre. Come confermate sono anche le scelte sul prodotto: mentre c’è chi porta nei fast food chef stellati e nuovi piatti, Kentucky Fried Chicken punta sulle proprie ricette tradizionali come asset distintivo e, naturalmente, strategico. “Diciamo che il nostro chef stellato lo abbiamo già: è il colonnello Sanders che ha creato la ricetta originale e che dopo tutti questi anni riproponiamo identica in tutto il mondo – aggiunge Cagnola – Al di là della battuta, certamente abbiamo un punto di forza nel prodotto e difficilmente ci accoderemo a chi cerca di rivalutare un prodotto che non è percepito al top con ricette particolari”.
Unica variazione prevista è una progressiva maggiore apertura verso fornitori italiani, ma anche in questo caso all’interno di un modello KFC. “Arriveremo sì ad avere un pollo italiano – conclude Cagnola – ad oggi stiamo certificando anche fornitori italiani. Quello che dobbiamo garantire loro è però dei volumi molto alti perché le nostre richieste sulla qualità del pollo sono molto alte, molto più alte di quelle richieste da altre realtà. Quindi i produttori devono fare investimenti forti per diventare nostri fornitori, e investimenti forti si ammortizzano con volumi molto alti”.