Roma, (askanews) – Ormai è una star del violino, un artista che con il suo talento unico e le molteplici influenze stilistiche che vanno dall’Armenia all’America Latina, ha conquistato le platee di mezzo mondo. Ma 30 anni fa, Ara Malikian era un giovane rifugiato che fuggiva da un paese del Medio oriente in guerra, il Libano.
Una storia che si ripete oggi in Siria, Yemen, Iraq oltre a molti paesi africani, coinvolgendo fra l’altro ancora una volta lo stesso Libano che ha accolto oltre un milione di profughi, su una superficie pari a poco più della metà del Lazio e contando appena 6 milioni di abitanti.
Il prodigio del violino armeno-libanese, che domenica 26 novembre sarà a Roma all Auditorium Parco della Musica, ha commentato così la sua esperienza rispetto alla situazione attuale.
“L’arte mi ha salvato la vita. Vivendo in Libano fu molto difficile uscire dal paese quando c’era la guerra. Io avevo 15 anni e grazie al fatto che suonavo il violino sono potuto uscire dal paese in un periodo in cui era molto difficile. Poi quando sono arrivato in Germania, a 15 anni, senza i miei genitori, senza conoscere nessuno, senza conoscere la cultura in Europa e la lingua, ancora una volta grazie all’arte e grazie alla musica sono potuto sopravvivere e studiare, lavorare e avere una vita dignitosa.
“È una fortuna che oggigiorno la maggioranza dei rifugiati e sfollati non hanno. Se faccio il paragone con la mia epoca, fui fortunato perché mi aiutarono e quindi sono passato dall’essere un rifugiato a essere un essere umano, con il permesso di soggiorno, legale. Ma oggi abbiamo 65 milioni di rifugiati nel mondo e non hanno questo aiuto che io ebbi 30 anni fa”.