Della Vedova: con barriere Ue su migranti mercato unico a rischio

Il sottosegretario: Italia in ritardo, ma fatti passi in avanti

OTT 11, 2017 -

Roma, (askanews) – Se viene meno l’impegno politico degli Stati membri della Ue sull’integrazione si mette a rischio anche il mercato unico. Infatti, se l’Europa alza le barriere nazionalistiche sui migranti queste barriere torneranno anche sulle merci, sui servizi e sui lavoratori e sarà la fine del mercato unico. Lo ha affermato il sottosegretario agli Affari esteri, Benedetto Della Vedova, in occasione di un tavolo di confronto sul single market organizzato da Utopia, Amerigo ed Enam per discutere i risultati di uno studio della AmChamEu, l’associazione delle imprese americane che operano in Europa.

“La straordinarietà del mercato unico europeo è stata garantita negli anni da un committment, da un impegno politico dei vari paesi, dei vari governi a rinunciare alle barriere e al protezionismo dentro un processo di integrazione politica. Questo processo è a rischio se i partiti politici e i governi di tutti i 28 paesi meno uno non focalizzeranno la propria attenzione e la loro passione sul fatto che non è una costruzione che può stare insieme da sola. Se viene meno la solidarietà politica, l’impegno politico comune all’integrazione viene meno anche il mercato unico. Se l’Europa non trova ad esempio la forza di una politica comune sull’integrazione e tira su le barriere nazionalistiche ad esempio sui migranti poi queste barriere torneranno anche su anche per le merci, i servizi, i lavoratori e sarà la fine del mercato unico”.

Della Vedova ha, quindi, posto l’accento sui vantaggi del single market.

“Avere un mercato unico della dimensione di un mercato unico europeo per ciascuno Stato significa poter esportare, investire, o ricevere investimenti anche da fuori. Consente di avere maggiori specializzazioni e far circolare le merci senza alcun impedimento e alcuna barriera fiscale, tariffaria o non tariffaria. Ovviamente significa vivere in un mercato più competitivo. Chi più sa competere più coglie le opportunità”.

Dai risultati dello studio emerge che l’Italia si colloca nel gruppo dei paesi meno integrati.

“Se prendiamo la media nazionale è insoddisfacente in termini di integrazione, di proiezione sul single market anche se resta il nostro mercato principale. Noi abbiamo un doppio obiettivo, portare più aziende sul mercato internazionale a partire dal single market europeo e recuperare in termini di produttività e competitività”.

“Il governo – ha riferito della Vedova – ha fatto grandi passi in avanti sul tema dell’integrazione negli ultimi quattro anni e conta di proseguire su questa strada a partire dalla prossima legge di Bilancio. Noi abbiamo fatto un lavoro importante in questi quattro anni di promozione della internazionalizzazione delle imprese che abitualmente parte dai mercati europei. Ed è un lavoro che ha dato frutti importanti perché l’export italiano è cresciuto con la stessa dinamica con cui è cresciuto l’export tedesco”.