Roma, 24 lug. (askanews) – A un profano può apparire un ciottolo come tanti e invece, secondo studiosi della Sapienza di Roma, si tratterebbe del più antico calendario lunare, risalente al Paleolitico superiore, rinvenuto nella zona di Velletri, vicino Roma. A svelarlo è Flavio Altamura del Dipartimento di Scienze dell’antichità della Sapienza, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma, la Provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale, che ha presentato i risultati di analisi condotte su un’enigmatica pietra decorata più di 10.000 anni fa. La ricerca è stata pubblicata su “Journal of Archaeological Science: Reports”.
Il reperto – spiega la Sapienza – è stato rinvenuto nel 2007 sulla cima di Monte Alto, sui Colli Albani, a sud di Roma. Il manufatto è stato definito come strumento “notazionale” e rappresenta uno dei rarissimi reperti paleolitici per i quali gli studiosi hanno ipotizzato questo utilizzo. Ad attirare l’attenzione degli archeologi sono tre serie di brevi incisioni lineari, chiamate “tacche”, lungo tre lati adiacenti del ciottolo. I misteriosi segni comprendono rispettivamente sette, nove/dieci e undici tacche, disposte in maniera regolare e simmetrica, fino a esaurire lo spazio disponibile lungo ciascun lato. Il complesso sistema di incisioni, il loro numero (27 o 28) e la loro distribuzione spaziale potrebbero indicare un sistema di conteggio basato sul ciclo della luna.
“Le indagini hanno rivelato – spiega Flavio Altamura – che le tacche sono state tracciate nel corso del tempo utilizzando più strumenti litici affilati, come se fossero servite per contare, calcolare o per immagazzinare la memoria di un qualche tipo di informazione”. Il fatto che le incisioni presentino lo stesso numero dei giorni del mese lunare sinodico o sidereo rappresenta un caso unico tra i presunti oggetti interpretati come calendari lunari, rendendo l’esemplare di Monte Alto il più antico e verosimile esempio di questa categoria di manufatti nel record preistorico mondiale.
La scoperta è stata tanto straordinaria quanto inaspettata. Infatti – aggiunge Sapienza – la pietra è caratterizzata da una storia funzionale complessa: fu utilizzata prima come strumento per scheggiare e modificare manufatti di selce, cioè come percussore, per poi essere impiegata come pestello per polverizzare sostanze coloranti, per esempio l’ocra rossa. Dalle analisi petrografiche, i ricercatori inoltre hanno rilevato la composizione del ciottolo, constatando che questo tipo di materiale (calcare marnoso) proviene da siti geologici che distano decine di chilometri dal luogo di rinvenimento. Il ciottolo fu quindi trasportato a lungo prima di essere perso, abbandonato o deposto sulla cima di Monte Alto, un rilievo montuoso ripido e isolato.
Il reperto è quindi uno dei primi tentativi nella storia dell’uomo di comprendere e misurare lo scorrere del tempo e fornisce nuove acquisizioni sulle capacità cognitive e matematiche dell’uomo preistorico. Il manufatto dei Colli Albani, per quanto primordiale, può essere considerato l’antenato del moderno calendario “da tavolo” e segna in un certo senso l’inizio dell’interesse “scientifico” della nostra specie per la Luna.