Roma, 16 mag. (askanews) – “Enrico Fermi è stato un grande scienziato, ha cambiato il nostro modo di fare ricerca e ha cambiato anche il mondo perché la scoperta dell’energia nucleare, la possibilità di controllarla e impiegarla per la nostra società è certamente una svolta che resterà segnata nel tempo”. Parola del fisico teorico Luciano Maiani, Socio dei Lincei, ordinario di Fisica teorica alla Sapienza di Roma, in passato presidente del Cnr e direttore del Cern di Ginevra, che all’Università di Roma Tre ha tenuto la Lectio magistralis “Enrico Fermi a ottanta anni dal Nobel”. Evento organizzato dall’Accademia dei Lincei – Classe delle Scienze Fisiche, matematiche e Naturali e dal più giovane ateneo della capitale per ricordare la figura del fisico italiano che ha segnato profondamente le ricerche successive.
“Un bel connubio tra la più antica accademia scientifica del mondo e la più giovane università romana”, ha osservato il Rettore Luca Pietromarchi, sottolineando la volontà di attrarre “studenti da tutti i dipartimenti non solo da quello di Matematica e Fisica perché assistano a una lezione che non è solo di Fisica ma di Scienze umane in senso lato, per comprendere il percorso intellettuale di una delle più grandi menti italiane del secolo”. “Un’iniziativa encomiabile di questa giovane università – ha detto Maurizio Brunori, vicepresidente dell’Accademia dei Lincei – che mostra grande attenzione verso la scienza. E chi meglio di Luciano Maiani per ricordare Fermi?”.
Quello di Maiani è uno dei casi di Nobel mancato. Nel 1970 in collaborazione con Glashow e Iliopoulos il fisico italiano propone un’estensione dello schema di classificazione a quark degli adroni, aggiungendo ai tre quark allora noti un quarto, quark c (inziale di charm), e mostra che se il quarto quark esiste allora si può utilizzare un meccanismo (meccanismo GIM, dalle iniziali dei tre autori della proposta teorica) che consente di cancellare le anomalie presentate dai calcoli delle correnti neutre. L’esistenza del quark c, viene sperimentalmente provata nel 1974 e gli scopritori vengono premiati con il Nobel, non però i tre che l’avevano previsto.
La Lectio, avverte Maiani, “non è un discorso con pretese storiche, né una raccolta di ricordi personali; piuttosto la percezione di Fermi di chi, come me, lo ha incontrato mille volte nei suoi studi e lo ha intravisto in alcune persone, per me cruciali, che lo avevano conosciuto”. Il racconto prende avvio proprio dal Nobel assegnato nel 1938, l’anno in cui, in seguito alla promulgazione delle leggi razziali, Fermi decide di lasciare l’Italia. Si ferma a Stoccolma a ritirare il prestigioso Premio, un riconoscimento alle ricerche del gruppo di giovani fisici creato da Fermi negli anni ’30 nell’Istituto di Fisica dell’Università di Roma (il gruppo di Via Panisperna) che hanno aperto la strada verso l’utilizzo dell’energia dei nuclei. Quindi prosegue per gli Stati Uniti dove gli è stata offerto un posto alla Columbia University.
É l’era nucleare, con le ricerche che hanno aperto la strada alla scoperta della fissione, con la costruzione della prima pila nucleare (1942). Le bombe atomiche a Hiroshima e Nagasaki scuotono profondamente i fisici del gruppo romano. Nel 1949, mentre la Commissione Energia Atomica discute sull’opportunità di sviluppare la bomba H, Fermi si esprime senza mezzi termini sul fatto che costruire quest’arma rappresenti un danno per l’umanità. Le stesse preoccupazione espresse poi nel 1955 nel Manifesto Russel-Einstein in cui si chiede ai governi di rinunciare alla guerra come strumento per la risoluzione dei conflitti.
Quindi il racconto di Maiani passa al Fermi fisico teorico, che ha inciso profondamente sulla Fisica moderna. Basta dare uno sguardo ai termini e alle scoperte che portano il suo nome: Fermioni, Statistica di Fermi, fermi (l’unità di misura delle lunghezze nucleari), sfera di Fermi, pressione di Fermi, scala di Fermi e l’elenco potrebbe continuare. “Nel mio lavoro di fisico teorico incontro continuamente Fermi, ogni giorno lo ritrovo nelle cose che faccio”, ha detto Maiani. “Ricordare il Nobel a Fermi è importante anche per ricordare ai giovani l’importanza della ricerca e che la conoscenza è la base della nostra società”.