Roma, 1 mar. (askanews) – “La Commissione europea stima che in futuro 9 lavori su 10 richiederanno competenze digitali. Tuttavia, 169 milioni di europei tra i 16 e i 74 anni ad oggi non possiedono neanche le abilità digitali di baseâ€. Sono i numeri su cui Giovanni Lo Storto, direttore generale dell’Università Luiss Guido Carli, affronta in un articolo sull’edizione di Bari di Repubblica, il tema fondamentale della conoscenza per governare l’era digitale. Considerando ovviamente come la richiesta da parte delle aziende sia sempre più diffusa in materia di soft skills.
“Dobbiamo rispondere alle sfide della digitalizzazione con gli strumenti della conoscenza – prosegue Lo Sorto -. Una conoscenza ampia, appunto che vuol dire realizzare percorsi di volontariato e, allo stesso tempo, inaugurare un corso di laurea triennale, che partirà in Luiss nell’anno accademico 2018-19, in Management and computer science, per equipaggiare gli studenti a padroneggiare al meglio gli strumenti digitali ed essere i nuovi professionisti del futuroâ€. Perché “noi non dobbiamo osservare la trasformazione, noi siamo la trasformazioneâ€.
Il tutto in un percorso di crescita dello studente che, nell’era digitale, deve avvenire “in largoâ€, oltre che “in lungoâ€. “Essere studenti oggi appartiene ad una dinamica in gran parte sorpassata – aggiunge il DG Luiss -. Si è piuttosto degli apprendisti, o come li definisco io, degli “apprenditoriâ€. Lo studio è diventato solo una parte, benché centrale e imprescindibile, del nuovo apprendimento e lo studente è oramai una categoria antropologica che la società 4.0 ha superato, prima ancora che ce ne potessimo rendere contoâ€.
La scuola allora non serve più “solo a trasferire nozioni e sapere, ma perché possa mantenere il suo ruolo primario nella società deve tornare ad essere la paidèia, ossia ciò che era nell’antica Grecia: una fucina di esperienze, una formazione allargata tanto da includere le fonti di apprendimento più trasversali e diverse. Di comunicazione e condivisioneâ€. Da riflessioni come queste deriva un nuovo paradigma della formazione che, nel libro di Giovanni Lo Storto “Erostudente†(pubblicato da Rubbettino, lo stesso autore definisce “life largelearningâ€. “È l’evoluzione del lifelong learning, che oramai abbiamo imparato a dare per scontato – conclude Lo Storto -. E’ l’Accademia al fianco del volontariato; è la coltivazione dell’orto come palestra e metafora della vita, che allena alla condivisione e alla lentezza. È l’elogio dell’intraprendenza, non più (solo) dell’aderenza a degli schemi precostituiti. È un apprendimento che si allarga per abbracciare un senso più profondo e lo sguardo a una vita che i libri di testo non possono raccontareâ€.