Roma, 21 nov. (askanews) – Con un budget di 709 milioni di euro per lo Spazio nel triennio 2018-2020, il programma di ricerca europeo Horizon 2020 “ha ancora davanti a sé tre anni importanti, non è affatto concluso e offre un budget interessante” per il settore. Così il direttore dell’Agenzia per la Promozione della Ricerca Europea Marco Falzetti aprendo nell’Auditorium dell’Agenzia spaziale italiana la prima delle tre giornate della Space Week, evento dedicato a ricerca e innovazione nel settore spaziale organizzato dall’APRE in collaborazione con l’Asi e con il supporto del progetto Cosmos 2020 e di Enterprise Europe Network, rivolto principalmente alle comunità scientifica e industriale potenzialmente interessate ai finanziamenti di Horizon 2020.
Il work programme 2018-2020 per lo Spazio è stato al centro dell’info day internazionale nel quale sono state illustrate le possibilità offerte dal programma europeo, in particolare dalla call 2018 che si è aperta a fine ottobre scorso e si chiuderà il 6 marzo prossimo (per il 2019 la call si aprirà il 16 ottobre 2018 e si chiuderà il 12 marzo 2019, mentre per il 2020 le date sono ancora da stabilire). “Il programma quadro di ricerca europeo Horizon 2020 ha messo a disposizione per lo spazio in 7 anni 1,4 miliardi di euro. – ricorda Augusto Cramarossa, responsabile Unità Tecnica di Presidenza dell’Agenzia spaziale italiana – I temi principali sono Galileo, Copernicus, le tecnologie per le telecomunicazioni, l’accesso allo spazio ma anche iniziative per le Pmi. E da poco si è aggiunta una nuova iniziativa per l’accesso alla finanza di rischio a cui le imprese del settore possono accedere”. “L’Italia – aggiunge – ha avuto un risultato molto buono negli anni passati. Nell’ambito complessivo di tutte le attività di Horizon 2020, lo Spazio si colloca al primo posto in termini di ritorno finanziario. Siamo molto fieri di questo lavoro”.
I 709 milioni di euro che rappresentano il budget del triennio 2018-2020 sono suddivisi tra le tre componenti fondamentali del work programme, come ha spiegato Salvatore Pignataro (Policy Officer, Space Policy and Research Unit DG GROW della Commissione europea): “Allo sviluppo delle tecnologie e alla scienza sono destinati circa 270 milioni, pari al 38% del totale; al supporto dei progetti bandiera Egnos, Galileo, Copernicus e delle imprese vanno circa 350 milioni, pari al 49%; infine circa 85 milioni (il 12%) sono assegnati alla sicurezza, soprattutto allo space weather, la sorveglianza degli oggetti e dei detriti spaziali. Un settore questo – spiega Pignataro – dove dipendiamo molto dagli Stati Uniti e quindi c’è il tentativo dell’Europa di smarcarsi e diventare autonoma”. La valutazione di metà periodo di Horizon 2020 (che ha preso il via nel 2014) nel suo insieme è “ampiamente positiva”, aggiunge. “Si tratta di fondi molto ambiti e molto conosciuti”. E proprio questo, che si traduce in un numero molto alto di risposte alle call, rappresenta alla fine un handicap per il programma che con il budget a disposizione riesce a finanziare, nel settore spaziale, solo il 15% delle proposte eleggibili, quelle cioè che avrebbero i requisiti per accedere ai fondi. Il restante 85%, dunque, non accede ai finanziamenti. “Per questo la Commissione europea ha messo in campo alcune iniziative, tra cui il certificato di eccellenza per i progetti esclusi per motivi di budget per facilitare il loro accesso ad altre fonti di finanziamento”.
Quanto poi ai ritorni per i singoli Paesi, guardando alle call per lo spazio nel periodo 2014-2017, con il valore medio del 12,7% l’Italia si colloca al terzo posto, dietro a Francia (19,2) e Germania (17%) e davanti a alla Spagna (11,1%) e al Regno Unito (10,1%).