Se il futuro della sinistra è green

Si guarda alle elezioni in Baviera col balzo dei Verdi oltre il 17%

OTT 15, 2018 -

Roma, 15 ott. (askanews) – E se tutto ricominciasse dai Verdi? E se i Verdi fossero il vero argine all’ascesa dell’ultradestra nei Paesi europei? La sinistra italiana guarda al risultato delle elezioni in Baviera, a quel balzo oltre il 17% dei Verdi – il partito più europeista della Germania e, forse non a caso, il primo partito nel land più industrializzato, il Baden Württemberg – cercando di ricavare una lezione anche per casa nostra. E fare, forse ma immancabilmente, qualche mea culpa.

Secondo Ermete Realacci il punto, al di là del risultato dei Verdi che era un po nell’aria, è l’attenzione che viene dedicata ai temi ambientali e al loro intrecciarsi con l’economia, una sfida moderna, insomma, “di cui in Italia c’è una sottovaluzione che è innanzitutto della politica e dell’informazione”, “c’è un provincialismo agghiacciante, una arretratezza della politica che si rispecchia troppo spesso anche nell’informazione “. Un esempio a caso: “Quando è uscito il rapporto Ipcc (il Comitato intergovernativo delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, ndr) i grandi quotidiani del mondo – racconta Realacci – ci hanno fatto l’apertura di prima pagina, in Italia zero, qualche richiametto. La sfida dell’ambiente non riguarda solo le paure ma anche l’economia, un’economia a misura d’uomo”.

“La mia rottura con Renzi è stata proprio su questo – spiega Realacci -, non c’era modernità, scommetteva sulla velocità, ma non c’era un’idea di economia a misura d’uomo”. Insomma, molto più moderna la visione di Papa Francesco. E non a caso guardando alle dinamiche all’interno del Pd Realacci osserva “che l’unico che ha parlato di questi temi, nella chiusura del suo intervento da Zingaretti, è stato Paolo Gentiloni dicendo tra l’altro, con una battuta, che non possiamo lasciare l’ambiente al Papa”.

Da parte sua Maurizio Martina, segretario dei Dem, guarda al dato dei Verdi e osserva che “c’è un fronte progressista che può essere riorganizzato” e proprio questa, rilancia, è “la sfida del Pd” in vista delle prossime elezioni europee. “La sfida del nostro partito è riorganizzare in Italia questa nuova risposta progressista a chi vuole distruggere l’Europa, come Salvini”, sottolinea. Addirittura per Paolo Cento, esponente di Sinistra italiana-Leu ed ex deputato dei Verdi, “la grande crisi che attraversa la sinistra dopo il 4 marzo è anche la conseguenza di una strutturale incapacità di affrontare la crisi ecologica”.

La sinistra è convinta che proprio i Verdi, che si fanno alfieri in politica della necessità di ripartire “dall’economia circolare e dalla riduzione delle fonti inquinanti che accelerano i cambiamenti climatici”, siano “un argine fondamentale al nazionalismo”. E tutto questo rappresenta una “speranza”, dice ancora Cento, anche per l’Italia.

Un fronte progressista nuovo che metta al centro le tematiche ambientali tenendo ferma, rilancia Martina guardando alla “lezione bavarese”, la necessità di “difendere il nostro comune futuro europeo senza timidezze”, partendo appunto “dalla sostenibilità, dalla lotta alle diseguaglianze e dai diritti”.

Quindi fattore green ed europeismo, innanzitutto. Anche perchè, osserva Patrizia Toia, capodelegazione degli eurodeputati Pd, “in Baviera ha vinto di nuovo l’europeismo. I partiti favorevoli all’Ue sono al 70%” e “l’annunciata rivoluzione sovranista si è dimostrata una specie di fake news” perchè “l’Afd è rimasta con poco più del 10% dei voti e molto al di sotto delle aspettative”. Di più. Chi “ha tentato di inseguire i sovranisti sul terreno della xenofobia, come il ministro degli interni tedesco Seehofer, oggi è additato come principale responsabile della perdita della Csu”.

Ma, attenzione, avverte Rossella Muroni, deputata di Leu, anche in Italia “la sinistra attenta alle ragioni dei più deboli e che intende contrastare le diseguaglianze” deve puntare “sui contenuti e su soluzioni praticabili e convincenti per le comunità locali e le vertenze territoriali, anziché parlare di campi e leader, peraltro tutti maschi e tutti legati al mito della crescita della produzione e dei consumi”. Dunque le premesse sono queste, l’orizzonte è quello delle Europee del 2019 alle quali, osserva il politologo Gianfranco Pasquino, lo stesso Pd potrebbe riportare un successo. A patto “non si suicidi prima”.

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