Roma, 29 mag. (askanews) – Cresce tra i partiti la voglia di voto il prima possibile. Alla volontà, già più volte dichiarata dalla Lega e dal M5s, si è infatti oggi unita la voce del Pd. Circola anche una data: il 29 luglio.
Anche questo fattore avrebbe pesato sulla scelta di Carlo Cottarelli di mettere in stand by la sua decisione sullo scioglimento della riserva.
Il premier incaricato si è recato questo pomeriggio al Quirinale e tutti si aspettavano che avrebbe presentato la lista dei ministri. E, invece, a sorpresa, ha lasciato il Colle ed è tornato alla Camera alimentando il sospetto di aver intenzione di rinunciare. Una voce che viene però smentita proprio da fonti del Quirinale, dove Cottarelli è peraltro atteso domani mattina. “Nessuno ha parlato di rinuncia, Cottarelli – dicono – ha semplicemente bisogno di più tempo per approfondire alcuni nodi legati alla lista”.
Nonostante ciò, però, nei palazzi si rincorrono voci di una accelerazione della fine della legislatura. Un ragionamento basato anche su un semplice calcolo: dallo scioglimento delle Camere, servono almeno 60 giorni (per i tempi del voto estero) prima della nuova data del voto, ma non più di 70. Per evitare che il voto cada in pieno agosto, dunque, bisognerebbe dichiarare la fine della legislatura entro domani.
Altro fattore su cui si ragiona, è il rischio – per la verità in gran parte calcolato – che il governo Cottarelli non prenda neanche un voto in Parlamento. Il reggente del Pd, Maurizio Martina, infatti, ha proposto alla Direzione del partito l’astensione. E’ possibile che questa circostanza, insieme alla durata brevissima dell’esecutivo, abbia anche reso più difficile individuare personalità di livello pronte a “sacrificarsi” per fare il ministro.
Il dato di fatto nuovo di oggi, comunque, è la volontà dichiarata anche dai dem di voler tornare alle urne rapidamente. “Spero in un accordo tra le forze politiche per andare a votare entro la fine di luglio”, ha dichiarato Andrea Orlando.