Roma, 27 ott. (askanews) – Un terzo degli studenti internazionali rimane in Germania dopo avere completato il ciclo di studi: è quanto emerge da una nuova ricerca di Destatis, di cui riferisce il Berlino Magazine ricordando che nella lista aggiornata delle migliori università al mondo, 22 sono tedesche. Secondo quanto spiegato dal magazine sul suo sito, gli studenti in Germania si configurano come risorse, che presto o tardi parteciperanno attivamente al mondo del lavoro, sopperendo al cambiamento demografico degli ultimi anni che fa i conti con una continua riduzione delle nascite. Secondo i nuovi dati dell’ufficio federale di Statistica (Destatis) tra il 2006 e il 2021, 612.000 sono stati gli studenti internazionali provenienti da paesi extraeuropei che hanno richiesto il permesso di soggiorno. Dei 184.200 che lo hanno richiesto tra il 2006 e il 2011, il 48% era ancora in Germania a lavorare dopo 5 anni, il 38% dopo 10 anni. La comparazione tra questi dati e quelli dell’organizzazione internazionale OECD, organizzazione che si occupa di confrontare le situazioni in diversi ambiti dei Paesi partecipanti, ha evidenziato che la percentuale di studenti internazionali che decidono di rimanere è simile a quella del Canada. Dai dati risulta inoltre che le percentuali degli ex studenti cinesi sono particolarmente alte e raggiungono il 53%, si attestano invece intorno al 30/36% per i cittadini statunitensi, turchi e russi. Tra quest’ultimi, moltissimi sono rimasti in Germania con un visto di soggiorno per motivi familiari, circa il 38% del 21% degli ex studenti che hanno richiesto lo stesso tipo di permesso. Molti di questi non solo si integrano con successo nel mercato del lavoro locale, ma decidono di ottenere la cittadinanza tedesca, circa il 28% degli ex studenti internazionali. Anche qui, in base alla nazionalità , ci sono differenze: la percentuale di studenti turchi naturalizzati dopo dieci anni era inferiore alla media del 24%, ma era comunque superiore a quella degli studenti internazionali con cittadinanza russa (12%), cinese (10%) e americana (3%). Particolarmente interessanti i dati circa gli studenti camerunesi (50%), brasiliani (34%) e indiani (32%), che avevano una percentuale superiore alla media degli studenti naturalizzati.