Roma, 19 ott. (askanews) – Non ha parlato di tutela del sistema di libertà speciali, non ha toccato l’argomento della controversa legge sulla sicurezza nazionale, che porta in galera chi protesta. John Lee Ka-chiu ha tenuto oggi il suo discorso programmatico al parlamentino di Hong Kong, per spiegare cosa farà come Chief Executive, cioè capo dell’amministrazione dell’ex colonia britannica. Un discorso intervenuto mentre a Pechino si tiene il XX Congresso del Partito comunista cinese. Secondo quanto riporta il South China Morning Post, giornale di Hong Kong, il capo dell’amministrazione ha promesso di costruire “una Hong Kong migliore”, andando a “caccia di talenti”, promettendo il lancio di una campagna di marketing per la città a livello globale, per ripulirne l’immagine dopo due anni di strette misure anti-Covid alla frontiera e dopo le rivolte politiche e sociali del 2019. “Con un intricato e volatile contesto politico internazionale, certe forze esterne hanno deliberatamente diffamato il nostro paese e distorto la situazione a Hong Kong”, ha detto Lee. “Noi – ha proseguito – dobbiamo presentare il vero volto di Hong Kong al mondo e promuovere i nostri punti di forza, le nostre conquiste e opportunità e il fatto che la città è un buon posto dove la gente può rendere veri i propri sogni”. Lee ha ammesso che c’è stata un’emigrazione, soprattutto tra i giovani, che ha prodotto una fuga dei cervelli. La forza lavoro a Hong Kong è crollata di 140mila unità negli ultimi due anni. Così la sua amministrazione si doterà di due uffici, uno per attrarre le imprese e l’altro per attrarre i talenti, che opereranno nella Cina e all’estero. Inoltre verrà messo in campo uno schema che prevede l’assegnazione ai talenti che decidano di optare per Hong Kong di avere un minimo salariale garantito di 2,5 milioni di dollari di Hong Kong (323mila euro) annui. Ne potranno usufruire gli “immigrati” che siano laureati nelle università top100 del mondo che abbiano almeno tre anni di esperienza lavorativa. Verrà allungata a tre anni la durata del visto di lavoro e ai datori di lavoro sarà consentito di reclutare lo staff anche all’estero senza che venga verificata la necessità di farlo, in particolare per 13 lavori per i quali si verifica una carenza di manodopera.
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Marketing per la città, nulla su legge sicurezza nazionale