Roma, 1 ott. (askanews) – Entra in vigore oggi in Turchia la nuova legge che rafforza notevolmente il controllo delle autorità sui social network, minacciando la presenza di Twitter e Facebook nel Paese in caso di rifiuto alla richiesta di rimozione di contenuti ritenuti controversi. Il Parlamento – ricorda oggi l’Afp – ha approvato la legge a luglio, meno di un mese dopo che il presidente Recep Tayyip Erdogan aveva chiesto di “portare ordine” sui social media, uno degli ultimi spazi di libera espressione, non completamente controllati dal governo di Ankara.
“La legge solleva molte preoccupazioni sui diritti umani”, ha commentato su Twitter Iain Levine, capo del dipartimento per i diritti umani di Facebook.
Nonostante le loro preoccupazioni, gli attivisti per i diritti dubitano però che il governo Erdogan possa attuare davvero le rigide misure previste dalla legge. “È impossibile in un paese come la Turchia sopprimere i social network che sono parte integrante della vita delle persone”, ha detto Emma Sinclair-Webb, direttrice di Human Rights Watch in Turchia.
Secondo la nuova normativa, i social network con più di un milione di connessioni uniche al giorno, come Twitter e Facebook, dovranno avere un rappresentante in Turchia e obbedire ai tribunali che chiedono la rimozione di determinati contenuti entro 48 ore. In caso di mancato rispetto di tali obblighi sono previsti una forte riduzione della loro banda e sanzioni fino a 40 milioni di lire turche (4,3 milioni di euro). Questi giganti digitali sono anche chiamati a memorizzare i dati dei loro utenti in Turchia, ma nessuna misura vincolante in questa direzione è stata adottata quando è stata approvata la legge.
“L’obiettivo della legge è minacciare i social network costringendoli all’obbedienza o alla morte”, ha detto Sinclair-Webb. Secondo l’ultimo “rapporto sulla trasparenza” di Twitter, nella prima metà del 2019 la Turchia è stata in testa alla classifica dei Paesi che ha richiesto la rimozione di contenuti dal social network, con oltre 6.000 richieste. Le autorità di Ankara, inoltre, hanno bloccato l’accesso a 408.000 siti, 40.000 tweet, 10.000 video di YouTube e 6.200 condivisioni su Facebook nel 2019, secondo Sevket Uyanik, un attivista per i diritti online. “Immaginate cosa potrebbe accadere dopo l’entrata in vigore della nuova legge”, ha aggiunto allarmato.
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