Finita l’era Abe in Giappone, Suga è insediato come premier

Il governo: solo due donne e il fratello di Shinzo alla difesa

SET 16, 2020 -

Roma, 16 set. (askanews) – E’ ufficialmente finita l’era Abe a Tokyo. Il 99mo primo ministro del Giappone Yoshihide Suga, dopo aver ottenuto la fiducia dalla Dieta (il parlamento nipponico), si è presentato all’imperatore Naruhito in una formale cerimonia che segna l’ufficiale passaggio di consegne. E’ il primo nuovo governo nato nell’era Reiwa, cominciata nel 2019.

Suga, negli ultimi otto anni stretto collaboratore del più longevo premier che il Giappone abbia avuto, rappresenta la scelta della continuità per il partito di maggioranza, il Jiminto (Partito liberaldemocratico). Un sostituto di Abe, nella visione delle cinque principali fazioni (habatsu) del partito che l’hanno indicato e gli hanno fatto vincere elezioni interne dall’esito sostanzialmente scontato.

Questa continuità lungo una linea politica conservatrice è confermata anche nella composizione del governo che, in gran parte, mantiene gli stessi componenti dell’esecutivo Abe. Un governo pochissimo in rosa – due sole donne su 21 posti da ministro – e con un solo under 40: il trentanovenne ministro dell’Ambiente Shinjiro Koizumi, figlio dell’ex primo ministro Junichiro Koizumi.

La posizione che era occupata da Suga nei quasi otto anni di governo Abe – capo della segreteria di gabinetto, sostanzialmente portavoce del governo – è stata affidata a Katsunobu Kato, che da ministro della Sanità ha gestito con un certo successo la pandemia COVID-19. Si tratta di un ruolo di rango ministeriale, cruciale nel coordinamento delle politiche. Sarà l’uomo-macchina, l’uomo che deve risolvere i problemi, cosa che Suga ha fatto per lungo tempo, e che dovrà mettere la faccia quando qualcosa non andrà per il verso giusto.

Vicepremier e ministro delle Finanze resta Taro Aso, peso massimo del Partito liberaldemocratico, in cui guida una delle fazioni più importanti (la “Aso-ha”). L’asse Abe-Aso-Suga è stato quello portante del lungo regno di Shinzo Abe e punta a rimanere tale. Anche perché l’ex primo ministro – che ha dovuto lasciare il suo mandato in anticipo a causa del ripresentarsi di una grave malattia a causa della quale già aveva chiuso la sua prima esperienza di governo nel 2007 – ha all’interno del governo in un ruolo importante il fratello minore, Nobuo Kishi.

Kishi, che fu adottato alla maniera giapponese dalla famiglia dello zio, porta un cognome pesante. I due fratelli sono parte di una delle dinastie politiche più in vista nel Sol levante. Il nonno, Nobusuke Kishi, fu una personalità centrale nel regime imperiale prima della sconfitta, tanto che col crollo dell’Impero niponico fu condannato come criminale di guerra di classe “A”. Poi, però, nel dopoguerra tornò al potere, ricoprendo innumerevoli incarichi e per due volte quello di primo ministro. Fu strenuo sostenitore di una modifica della Costituzione pacifista in un senso che consentisse al Giappone di avere le proprie forze armate: battaglia che è stata anche di Shinzo Abe e che probabilmente sarà riproposta da Suga, il quale è, come Abe e tanti altri, membro della Nippon-kaigi, l’associazione conservatrice che punta a rimetterre in luce i tradizionali valori giapponesi.

La famiglia, poi, ha avuto altri esponenti di peso come l’ex primo ministro Eisaku Sato (zio di Abe e Nobuo Kishi), che è stato tra gli anni ’60 e ’70 il più longevo premier in un unica tornata, record poi battuto da Abe stesso. Il padre di Shinzo e Nobuo, Shintaro Abe, è stato ministro degli esteri e, se non fosse morto improvvisamente, sarebbe certamente diventato anche lui primo ministro.

Alla Giustizia ci sarà una delle due donne presenti nell’esecutivo, Yoko Kamikawa. E’ un ruolo non centrale nelle dinamiche politiche, ma ha la funzione pesantissima di mettere la firma finale sulle esecuzioni capitali, che in Giappone avvengono per impiccagione. Agli Esteri rimane Toshimitsu Motegi, mentre Taro Kono – influente ma anche molto indipendente – va al ministero incaricato della riforma della potente burocrazia: dopo essere stato ministro degli Esteri e della Difesa può apparire una “diminutio”, ma questa riforma è centrale nel programma di Suga.

L’altra donna presente nell’esecutivo è Seiko Hashimoto, che oltre ad avere l’ovvio ministero all’Uguaglianza di genere, è anche la ministra incaricata dell’organizzazione delle Olimpiadi e Paraolimpiadi: un appuntamento fondamentale che Tokyo ha dovuto rimandare quest’anno a causa ella crisi COVID-19, ma che intende a ogni costo svolgere nel 2021.

Suga è visto come l’uomo della continuità e forse per questo è stato appoggiato nel partito. Ma è anche un outsider, uno dei pochi politici di vertice giapponese che non viene da una dinastia politica e dalle tre-quattro università più prestigiose del paese. Figlio di un coltivatore di fragole, si è laureato all’Università Hosei perché la meno costosa, lavorando per pagarsi la retta. E’ un uomo capace di innovare, ma anche di avere un approccio ruvido all’interlocutore, quando non lo apprezza.

Di fronte ha una sfida da far tremare i polsi. Intanto il superamento della crisi economica COVID-19, che quest’anno dovrebbe far perdere al Giappone poco meno dell’8 per cento del Pil. Suga ha chiarito che intende continuare con l’Abenomics. Ma probabilmente dovrà aumentare presto l’imposta di valore aggiunto, per finanziare i servizi, in un paese che invecchia sempre di più.

In politica estera, il Giappone si trova ad affrontare le incognite che vengono dall’essere nella regione più dinamica ma anche più affollata del mondo in quanto a potenze. La Cina sempre più assertiva, la Corea del Nord ormai consolidata come potenza nucleare, sono le principali minacce strategiche. Ma il vero punto interrogativo è rappresentato dall’affidabilità dello storico alleato, gli Stati uniti. Molto dipenderà da quello che accadrà a novembre nelle elezioni presidenziali Usa: un’eventuale vittoria del democratico Joe Biden o una riconferma di Donald Trump rappresentano scenari opposti che il neo-premier dovrà valutare con molta attenzione.

Molti punti interrogativi, a cui Suga dovrà rispondere, e anche presto. Le scadenze elettorali, infatti, incombono. Abe, dall’inizio della pandemia, ha avuto un crollo di consensi e le elezioni generali sono attese per ottobre 2021. Se non ci saranno – come ha evocato il poco diplomatico Taro Kono – elezioni anticipate. Insomma, se Suga è l’uomo che risolve problemi, non ne ha certo pochi da sciogliere nei prossimi mesi.