Roma, 9 apr. (askanews) – Gatti e cani, la cui carne è consumata da una minoranza di cinesi, sono stati esclusi per la prima volta da un elenco ufficiale di animali commestibili. La storica decisione è stata comunicata dal ministero dell’agricoltura e degli Affari Rurali del governo di Pechino a seguito della diffusione dell’epidemia di coronavirus la cui trasmissione all’uomo sarebbe collegato al consumo di animali selvatici.
Nell’elenco pubblicato oggi dal Ministero, c’è una lista di animali che possono essere allevati per carne, pelliccia o per scopi medici. Cani e gatti non sono tra questi. Il consumo della carne di questi animali non è illegale in Cina, ma rimane estremamente minoritario e suscita crescente opposizione da parte della popolazione.
“È la prima volta che il governo cinese sancisce che cani e gatti sono animali domestici e non destinati al consumo”, ha dichiarato oggi in una nota l’associazione americana Humane Society International (HSI). Quest’ultimo stima che 10 milioni di cani vengano uccisi ogni anno in Cina per la loro carne.
Migliaia di canidi vengono massacrati in particolare durante la festa della carne di cane di Yulin (sud), in condizioni ritenute crudeli dai difensori degli animali, i quadrupedi vengono picchiati a morte o addirittura scottati vivi.
Questa decisione arriva dopo il divieto di febbraio sul commercio e il consumo di animali selvatici, una pratica sospettata nella diffusione del nuovo coronavirus. Il commercio di animali selvatici è stato anche vietato durante la crisi della SARS (sindrome respiratoria acuta) nel 2002-2003, un virus la cui trasmissione era stata anche collegata al consumo di animali selvatici. Commercio che poi si era rapidamente ripreso.