Roma, 13 mar. (askanews) – Sostegno all’occupazione femminile, agevolazioni fiscali sia per i lavoratori che rientrano sia per le aziende che li assumono, defiscalizzazione dei bonus di produzione e soprattutto deducibilità dei costi per l’assistenza sanitaria privata erogata da enti no profit. Sono questi alcuni degli elementi della strategia di Confindustria Est Europa per riportare in patria i lavoratori nei Paesi che soffrono da anni di una cronica mancanza di manodopera, come Bulgaria, Serbia e Romania.
Le ragioni per cui milioni di cittadini dei Balcani hanno deciso di spostarsi in Italia, Inghilterra, Spagna e Germania sono diverse: si va dal salario più alto alle condizioni di vita migliori, dalla possibilità di mandare a casa parte dello stipendio alla migliore assistenza sanitaria. E se la qualità della vita, la crescita del Pil (quello romeno è al 5,7%) e anche i salari sono cresciuti negli ultimi anni in diversi Paesi dell’area, il settore sanitario resta carente ed è uno dei motivi che spingono a non rientrare e anzi a portare tutta la famiglia con sé.
Un fenomeno preoccupante che riguarda da vicino la Romania e i romeni che lavorano all’estero, quattro milioni. Un problema che Confindustria Est Europa, di cui Confindustria Romania fa parte, ha ben presente da anni, perché le imprese italiane che hanno investito in questi Paesi non hanno soltanto bisogno di garantire manodopera ai nuovi investimenti ma addirittura assicurare forza lavoro per le aziende (quasi 40mila) già presenti che mettono in dubbio la loro permanenza nel Paese.
Questa consapevolezza, insieme all’integrazione della comunità romena in Italia e quella italiana in Romania, ha portato la rappresentanza confindustriale a Bucarest a farsi parte attiva, nel ruolo di Patronat, nei confronti del governo con un progetto per contrastare la fuga e favorire il rientro: “Abbiamo bisogno di rendere attuative un insieme di azioni, slegate dalle complesse logiche politiche, per arrivare ad una soluzione concreta e in tempi brevi. Riteniamo che la centralità della famiglia sia indispensabile per l’impresa e per l’occupazione. L’innovativa progettualità espressa da Confindustria Romania, sul tema della manodopera, sarà presto condivisa con gli Paesi dell’Est Europa, interessati da questo problema”, afferma Giulio Bertola, delegato alle Relazioni Esterne di Confindustria Est Europa (Romania, Bulgaria, Serbia, Montenegro, Albania, Bielorussia, Macedonia, Ucraina e Bosnia) e anche coordinatore nazionale di MBA Mutua, l’unica Mutua italiana che ha intrapreso nel 2018 un innovativo e complesso percorso di internazionalizzazione in Romania.
Un’internazionalizzazione che ha una sua esperienza in un passato remoto: già tra il 1800 e il 1900, un italiano, combattente garibaldino, Luigi Cazzavillan, intraprese un’iniziativa simile, fondando una piccola mutua a Bucarest per la Comunità dei 500 italiani allora presenti nella Capitale. A lui sono state intitolate piazze e via in diverse città della Romania, ma la sua iniziativa fu chiusa dal regime di Nicolae Ceausescu.
Tra le principali soluzioni proposte da Confindustria Romania nella strategia sfaccettata, il sostegno all’occupazione femminile: offerta di part-time a costi ridotti per le mamme, potenziamento e aumento degli asili nido, semplificazione della normativa per gli “asili nido” all’interno delle aziende.
Inoltre, nella proposta degli imprenditori italiani c’è anche l’obiettivo di migliorare e rendere più attrattivo l’ambiente di lavoro attraverso agevolazioni fiscali per gli investimenti in tecnologia Industria 4.0, borse di studio e corsi professionali per i componenti della famiglia del lavoratore che rientrano in Romania. Un regime agevolato per i nuovi residenti e nello stesso tempo facilitazioni fiscali per le aziende che assumono lavoratori romeni che rientrano in patria. Defiscalizzazione dei bonus di produzione. Il varo di un Piano nazionale per la micro migrazione interna di manodopera, per ottenere la redistribuzione geografica delle risorse a disposizione già nel paese e non ultimo per importanza la deducibilità per aziende e privati dei costi per l’assistenza sanitaria privata erogata da enti no profit, come la Mutua. E’ questo, secondo Bertola, il punto focale, la best pratices consolidata in tutta Europa, attraverso il Sistema di assistenza sanitaria privata, attraverso la Mutua, che consentirebbe alle famiglie italiane, italo romene e romene in Romania, di poter usufruire anche di cure ed interventi costosi, senza dover gravare sul bilancio dello Stato.
“Come socio coordinatore nazionale di Mutua MBA, ma ancora prima come cittadino italiano residente in Romania, ho ritenuto lungimirante proporre ai vertici della Mutua, questo progetto di sostegno sanitario privato secondo i principi associativi mutualistici, assumendone il coordinamento in un’area dell’Est Europa che conta storicamente una presenza di italiani, in forma stabile, davvero impressionante – spiega Bertola – Proprio questi italiani e le loro famiglie sono sempre stati reticenti all’Iscrizione obbligatoria all’A.I.R.E. (Anagrafe Italiana dei Residenti all’Estero), perché con tale iscrizione si perde il diritto all’Assistenza sanitaria pubblica in Italia e ci si deve rivolgere, in caso di necessità, a quella sanitaria dello stato estero ospitante. Con l’adesione a Mutua MBA anche la famiglia italiana e/o italo romena, in Romania, può riappropriarsi di questo diritto, addirittura potendosi rivolgere al Sistema sanitario italiano privato”.