Baku, 29 gen. (askanews) – Alla Facoltà di Traduzione e Culture di Baku le quotazioni della lingua italiana sono in crescita: 54 studenti di italiano, quasi un decimo dei 600 iscritti alla Facoltà che fa parte dell’Università di Lingue Straniere e conta 4100 studenti in tre sedi. Dopo gli 88 che ad oggi hanno conseguito una laurea e due che hanno concluso un Master.
“Qui si insegna italiano dal 2001, traduzione vuol dire anche veicolare la cultura, non ci limitiamo certo alla grammatica, la civiltà e la storia del Paese sono importanti, tanto che organizziamo anche delle Giornate della cultura”, afferma il decano della Facoltà, la signora Banovshe Mammadova, sottolineando che “l’ambasciata d’Italia a Baku ci aiuta molto, ci appoggia anche nell’organizzazione di varie iniziative, per noi è importante”.
Grazie alla collaborazione con l’ambasciata italiana, nel 2009 è stato creato il Centro italiano presso il dipartimento di Lingue romanze: organizziamo seminari, le Giornate del Cinema italiano e della cultura italiana”, racconta Nargiz Jafarova, la responsabile del centro.
“L’anno scorso abbiamo invitato l’ambasciatore italiano Augusto Massari per la festività del Navruz. A ottobre c’è stata una visita al Senato italiano, io sono stata a Napoli per un accordo con l’Orientale, dove ora vogliamo organizzare corsi di lingua azerbaigiana”.
La Facoltà di traduzione ha gemellaggi o accordi con Ca’ Foscari, con la scuola interpreti di Milano, con Perugia, che permettono di organizzare tirocini in Italia, mentre alcuni studenti italiani vanno a Baku per un semestre.
Perché i giovani azerbaigiani scelgono l’italiano? “C’è chi dice perché è una bella lingua, la lingua di un bel Paese. Altri la percepiscono come prestigiosa, c’è poi chi è interessato alla storia o alla moda e pensa di andare in seguito a studiare in Italia, soprattutto design o architettura”, spiega Gulnar Malikova, una docente. E comunque, assicura la decana, “i nostri laureati trovano facilmente lavoro presso le istituzioni, in diversi uffici o come traduttori”.