Baku, 28 gen. (askanews) – Un hub sulla nuova Via della Seta, che non sia solo punto di transito: con questo obiettivo a Baku si lavora per completare il progetto di nuovo porto, integrato da una ‘free zone’, zona speciale a fiscalità zero per le aziende che vi opereranno. A partire dall’anno prossimo, secondo gli attuali piani. E dentro questa zona “bisogna creare un cluster italiano, coinvolgere molte aziende italiane”, dice Taleh Ziyadov, direttore generale del Porto di Baku, sottolinenando che l’interesse dal nostro Paese è grande e che l’Italia ha lasciato il segno ancora prima dello start: l’organizzazione di tutta l’automatizzazione della logistica del porto è stata infatti affidata all’italiana DBA Group.
“Noi vogliamo diventare un hub a 5 stelle del 21esimo secolo, ma il nostro focus non è solo il transito delle merci: il transito non può portare molto reddito a un Paese ricco di petrolio, certo è importante, è requisito essenziale per essere un hub, ma non è lo scopo principale”. Il vero obiettivo del progetto portuale azero, spiega Ziyadov, “è dare ulteriore valore e riesportare”. Da cui la decisione di creare una zona economica speciale ad Alat, 65 chilometri da Baku: “va vista come una piccola parte di una grande Baku”, la capitale dell’Azerbaigian, da dove in tre ore e mezzo di volo puoi raggiungere 45 Paesi e da dove partono i collegamenti per l’Europa (via Georgia e Turchia), per l’ Iran (quindi verso India e Asia centrale) e per la Russia (direzione Paesi nordici). “Siamo un crocevia” sulla rotta inaugurata a da Marco Polo, che “è stato un’eccezione, ma siamo molto felici che ci sia stato quel suo raro e inusuale viaggio, che ha aperto nuovi tracciati. Sono sempre gli italiani che vanno a cercare le cose nuove”.
Per creare la zona franca di Alat, sottolinea Ziyadov, entusiasta del progetto, “é stata adottata una normativa tra le più progressiste al mondo, perché approvata dopo studio delle varie zone libere, in modo da far funzionare un business degno del ventunesimo secolo”. Concretamente: transazioni trasparenti, legali – ad esempio a livello di arbitrato – usando la tecnica block chain, zero tasse per chi si installa nella zona. “L’unica legge azera in vigore li è la responsabilità penale, il resto su base bilaterale, con i partner internazionali”.
“Noi stiamo diventando la Dubai del centro eurasiatico e vogliamo condividere con nostri vicini, Georgia, Kazakistan, Russia”, dichiara il responsabile del Porto di Baku, secondo cui il progetto è tanto lungimirante quanto evidente: “dalla Cina un container arriva in sei giorni, in due giorni si può dare un valore aggiunto”. Accadeva sull’antica Via della Seta, quando le suppellettili cinesi venivano, ad esempio, decorate a Bukahra, “poi vendute più care in Europa”. Già all’epoca così ” si creava una piccola economia lungo la rotta”: oggi l’Azerbaigian vuole rifarlo, ma in grande.