Moavero: per stabilizzare Libia fondamentale dialogo con Russia

Ministro Esteri: con Francia normale competizione, intento comune

NOV 22, 2018 -

Roma, 22 nov. (askanews) – Per una reale stabilizzazione della Liba non è possibile escludere dal dialogo un interlocutore di rilievo come la Russia, mentre con la Francia, al di là di una “normale” competizione tra Paesi, c’è un intento comune di arrivare a una soluzione politica. Il quadro della situazione in Libia dopo la Conferenza di Palermo è stato tracciato dal misntro degli Esteri Enzo moavero Milanesi in una lunga intervista al Corriere della Sera. “Pur rimanendo saldo il nostro ancoraggio nella Nato, se davvero vogliamo una stabilizzazione in Libia non possiamo prescindere da un dialogo con la Russia. A dover trovare un accordo sono innanzitutto i libici, fra loro. Tuttavia se lasciamo fuori interlocutori di rilievo le soluzioni diventano più difficili” ha detto Moavero.

“L’amicizia e l’alleanza con gli Stati Uniti, la collocazione dell’Italia nella Nato sono punti fermi e uno dei fili conduttori del nostro impegno nel Mediterraneo” ha tenuto a sottolineare il ministro. “In questo c’è una visibile sintonia con il riequilibrio dell’attenzione della Nato verso il suo fianco Sud, deciso nel vertice dello scorso luglio”.

In ogni caso “nelle sue varie versioni storiche — Russia imperiale, Unione Sovietica, Federazione attuale — l’interesse russo per il Mediterraneo è una costante. Non deve meravigliare” ha spiegato Moavero, pur sottolineando.

Quanto al ruolo in Libia della Francia, con la quale l’Italia in questa fase ha un rapporto non facile, “anche in un contesto integrato come l’Ue una competizione tra sistemi-Paese è normale. Per la Libia non vedo una faglia di rottura con la Francia sul comune intento di arrivare a una soluzione di stabilizzazione e democrazia. Ciò detto, è naturale che ognuno cerchi di avere un ruolo maggiore”.

La Turchia, che ha abbandonato la conferenza di Palermo sbattendo la porta “è un altro interlocutore indispensabile, arduo misconoscerlo… Bisogna coinvolgerla, ma le sensibilità mostrate a Palermo sono sintomatiche di quanto siano complesse le relazioni nel Mediterraneo”.