Roma, 6 nov. (askanews) – Il 9 novembre inizia la sfida per il titolo mondiale degli scacchi tra il norvegese Carlsen, campione uscente, e l’italo-americano Fabiano Caruana. In palio non solo il titolo ma anche la leadership nel ranking internazionale.
L’incontro tra il Campione del Mondo uscente Magnus Carless e lo sfidante, l’italo americano Fabiano Caruana rappresenta la logica conclusione degli ultimi dieci anni di storia dello scacchismo mondiale. I due sono stati, nel corso della loro ancora giovane carriera, enfant prodige e leader delle classifiche giovanili e, da quando sono assurti all’attenzione internazionale, hanno rappresentato il futuro di questo sport. Futuro che adesso è diventato presente.
Carlsen (28 anni il 3o novembre) è campione del mondo e leader della ranking Elo con 2835 (a maggio del 2014 sfiorò i 2900 punti). Nel 2013 a Chennai detronizzò, per sempre, l’indiano Anand e ha difeso il titolo altre due volte, l’ultima delle quali a New York nel 2016 contro Sergey Karjakin. Si contende con Garri Kasparov il titolo di miglior scacchista di tutti i tempi ma è una considerazione che lascia il tempo che trova e che ha tanti sostenitori quanti avversari. Il grande pubblico ha avuto modo di conoscerlo quando, ancora tredicenne, impose una patta proprio al campione russo (il video è reperibile facilmente su youtube).
Fabiano Caruana è nato a Miami il 30 luglio 1992 da padre italo-americano, mamma, nonni e bisnonni italiani, cogliendo subito la doppia cittadinanza. Ha imparato a giocare a scacchi nel primo anno delle elementari: aveva 5 anni e ha seguito un corso scolastico pomeridiano. Seguito poi da Bruce Pandolfini che aveva cresciuto anche Bobby Fischer, a 13 anni Caruana si è trasferito in Europa con i suoi genitori, in Spagna.
Poi accetta di giocare per l’Italia grazie all’impegno economico della Federazione Italiana, supportata in questo anche dal CONI (2005). In questo periodo completa la sua maturazione scacchistica. Nel 2016 sceglie di giocare per gli Usa grazie all’offerta del miliardario americano Sinquefield, che gli garantisce 200.000 dollari annui più la casa a Saint Louis mentre in Italia non si era arrivati oltre i 90.000 euro annui. Una decisione questa che ha lasciato amaro in bocca ai suoi tanti tifosi in Italia, dividendo ancora di più l’ambiente tra i sostenitori e coloro che invece lo indicano come un mercenario al soldo del miglior offerente.
In realtà i regolamenti internazionali degli scacchi permettono il cambio di nazionalità e diversi giocatori passano da una bandiera all’altra in base alle offerte delle federazioni. Tra le più ricche sicuramente quella americana che può vantare un appassionato e sostenitore di grande peso come il miliardario Sinquefield, benefattore della comunità di Saint Louis con investimenti nelle attività didattiche rivolte ai ragazzi bisognosi e meritevoli e convinto che gli scacchi siano un ottimo modo per insegnare e sviluppare le capacità delle giovani generazioni.
Il Campionato verrà giocato a Londra sulla distanza delle 12 partite, vince chi per primo raggiunge i 6,5 punti. Prima partita venerdì 9, seconda il 10, poi giornata di riposo. Si continuerà così con due giorni di partite e uno di riposo fino al 22 novembre. Poi le ultime due partite il 24 e il 26; in caso di pareggio titolo sarò assegnato con spareggi di “gioco veloce” il 28 novembre. In palio un milione di euro (60% al vincitore e 40% allo sconfitto, con percentuali in aumento a favore dello sconfitto in caso di tie-break).
Il bilancio tra i due vede favorito Carlsen (come anche le quote degli scommettitori), che nei confronti dello sfidante vanta uno score di 23 vittorie, 11 sconfitte e 22 pareggi ma è anche vero che quanti seguono questo sport sanno quanto l’italo americano abbia un gioco di difficile interpretazione per il campione del mondo.
Il bello dell’incontro di Londra è che chiunque risulterà vincitore avrà anche la leadership del ranking internazionale e il riconoscimento universale di miglior giocatore al mondo. Un evento che non accadeva da anni e che per questo mette l’incontro sotto una luce totalmente diversa. Rappresenta per la prima volta (e “finalmente!” almeno da quando Kasparov si rifiutò di incontrare Anand) il momento tecnico di maggior rilievo e l’effettivo scontro tra i migliori due giocatori del momento. Caruana infatti è attualmente secondo nella classifica Elo con 2832, solo 3 punti lo separano da Magnus Carlsen.
Siccome gli scacchi sono anche uno scontro tra personalità non si può fare a meno di sottolineare le profonde diversità tra i due sfidanti. Il campione del mondo è una star di dimensione mondiale, in grado di infiammare le folle, gestire l’immagine e, pare, di scaldare i cuori. Wikipedia ci ricorda che è definito il Mozart degli scacchi per la sua precocità, non tanto per la fantasia e stile di gioco, che si basa anzi soprattutto su una solidità strategica e posizionale che lo fa assomigliare a grandi giocatori del passato come Capablanca e Smyslov, due per intenderci che non concedevano molto allo spettacolo. Proprio con il grande campione cubano Magnus condivide la capacità di imporre uno proprio stile anche lontano dalla scacchiera; un modello di vita prima ancora che di sportivo.
Fabiano Caruana, da questo punto di vista, è sicuramente perdente. Non bisogna essere degli esperti di marketing per capire che la sua immagine non regge il confronto con l’avversario. Ma sulla scacchiera, come spesso accade in questo sport e come bene ebbe a raccontare Reuben Fine nel libro “La psicologia del giocatore di scacchi”, il ragazzo statunitense si trasforma. Il suo gioco è fantasioso e spesso votato all’attacco. Dimostrazione ne è la sua dichiarazione subito dopo aver vinto il torneo dei candidati, dichiarandosi pronto a rompere gli schemi ed attaccare Carlsen lì dove non penserebbe (dal sempre ben informato sito scacchierando.it). Il peso della responsabilità è grande per il ragazzo di Miami: è il primo americano a lottare per il titolo di campione del mondo dai tempi di Bobby Fischer, ma è anche il primo italiano nella storia di questo sport a raggiungere questo traguardo. Siamo certi che da venerdì potrà contare sul tifo di due Paesi, ai quali ha sempre riconosciuto i meriti dei suoi successi.
Non sarà uno scontro di civiltà, come accadde a Reykjavík nel 1972, ma sicuramente l’occasione, almeno nel nostro Paese, per tornare a parlare di questo sport e magari per avvicinare tanti giovani agli scacchi. Da venerdì si comincia.