Tassisti di New York travolti da Uber e dai debiti, quinto suicidio

Chiedono un intervento della città e regole più chiare

MAG 31, 2018 -

New York, 31 mag. (askanews) – I tassisti di New York hanno di nuovo protestato per chiedere aiuto alla città, dopo il quinto suicidio di un collega, che ha ceduto alla disperazione di ritrovarsi con poco lavoro a causa della costante espansione di Uber e Lyft.

Come tutti i tassisti in altre città del mondo, la categoria a New York ha subito un forte colpo con la nascita di Uber: le autorità di New York, guidate dal democratico Bill de Blasio, hanno detto di essere al lavoro per stabilire nuove regole, tra cui potrebbe esserci anche l’imposizione di un numero massimo alle app come Uber.

Due giorni fa Kenny Chow è stato trovato morto nel fiume Harlem: secondo quanto hanno ricostruito i media americani, non riusciva a ripagare i 700.000 dollari di prestito per la sua licenza. In una nota inviata ad Axios, New York Taxi Workers Alliance ha definito la morte di Chow un suicidio, il quinto in cinque mesi per i lavoratori del settore a New York.

Il costo della licenza, che nel 2014 aveva un valore di 1 milione di dollari, oggi è sceso a 175.000 dollari, secondo quanto scritto dal New York Times.

Questo ha messo in difficoltà migliaia di tassisti che si sono indebitati per averla. A New York lavorano 70.000 veicoli legati ad applicazioni come Uber e Lyft, 30.000 auto nere con autisti, 13.5000 taxi gialli e 4.000 taxi verdi, che possono accedere solo ad alcune zone della città e hanno forti restrizioni a Manhattan.

Nonostante anche gli autisti di Uber abbiano visto una notevole diminuzione dei loro stipendi, il colosso tech californiano sta lavorando per migliorare la situazione, visto che nuove proteste dei suoi autisti o la possibilità di suicidi rovinerebbe la reputazione, dopo un periodo molto difficile che ha portato all’allontanamento del fondatore ed ex amministratore delegato, Travis Kalanick.

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