Mosca, 16 mar. (askanews) – Dalle 8 alle 20 ora locale urne aperte, e quindi bisognerà fare il giro del globo prima della conclusione delle elezioni presidenziali russe 2018, previste il 18 marzo, nel quarto anniversario dell’annessione della penisola di Crimea alla Russia. Anche in Italia saranno allestiti diversi seggi e potranno esercitare il diritto di voto tutti i cittadini russi che si trovano nel Bel Paese, compresi i turisti. Anche a Milano, Torino, Venezia, Bologna e Verona. Un candidato sembra avere già in tasca la vittoria. È ovviamente Vladimir Putin: secondo le previsioni degli esperti di VTsIOM, istituto di sondaggi russo, l’attuale leader del Cremlino dovrebbe vincere con percentuali che variano dal 69 al 73%, Pavel Grudinin secondo con 10-14%, Vladimir Zhirinovsky terzo con 8-12%, Ksenia Sobchak al 2-3%, Grigory Yavlinsky con l’1-2%. A seguire sotto l’1% Boris Titov, Sergei Baburin e Maxim Suraykin.
L’affluenza al voto di domenica 18 marzo sarà in una forbice del 63-67%, secondo i sondaggisti, ma come ha risposto ad Askanews Ella Pamfilova, presidente della Commissione elettorale Centrale, è importante, “ma non è la cosa principale”. Il sottotesto è l’esclusione del candidato Aleksey Navalny dalla corsa elettorale e il suo successivo appello agli elettori per il boicottaggio delle urne. “Ha detto così? È bene che lo abbia detto” continua la Pamfilova. “E’ un’azione politica la sua. La legge lo permette. E dal mio punto di vista, la questione importante è che la legge non sia infranta”.
PUTIN, LA CERTEZZA. Si fa prima a dire chi non ha scritto un libro su di lui. La fama di Vladimir Putin è talmente debordante che la biografia dell’attuale leader russo – e unico candidato credibile, domenica, ad altri sei anni al Cremlino – è stata scritta e riscritta, più e più volte. E se l’editoria russa, ma anche quella internazionale, punta spesso su di lui, vuol dire che il nome del già tre volte presidente russo è diventato ormai un brand, molto vendibile. E in effetti Putin – nome in codice “Plavun” ai tempi dell’accademia dei Servizi segreti sovietici – continua ad essere una garanzia in questo senso. Putin dovrebbe vincere con percentuali che variano dal 69 al 73%.
GRUDININ, LO STRANO CASO DEL MAGNATE-COMUNISTA. È partito da zero a dicembre 2017 e ora, in base ai sondaggi prenderebbe sino al 14%. Tra gli sfidanti di Putin, Pavel Grudinin è il nuovo fenomeno della politica russa. Soprannominato il “candidato alla fragola”, il 57enne è il più grande coltivatore di fragole della Russia e possiede un’impresa agricola fuori Mosca. È stato inaspettatamente spinto nella corsa dal Partito Comunista (KPRF), nella quale ha superato Gennady Zyuganov (eterno secondo nelle precedenti elezioni). Grudinin non è un membro del KPRF. Come volto nuovo con visioni moderate, Grudinin sta facendo ancora meglio del previsto. Forse per questo i media statali non lo amano e lo perseguitano su un presunto possesso di conti bancari esteri.
ZHIRINOVSKY, IL VETERANO CHE FA SEMBRARE PUTIN UN GIOVANE MODERATO. I sondaggi lo davano al 5% il 9 marzo, in flessione rispetto al 7% di fine dicembre, ma è possibile che il 18 marzo entrerà in una forbice 8-12%. In lui si incarna l’invecchiamento della classe politica russa, che per le legislative del 2021 dovrà risolvere un problema: i vertici dei tre partiti di opposizione parlamentare saranno troppo in là con gli anni. E quindi più di chiunque altro andrà trovato un sostituto per Vladimir Zhirinovsky, che con la sua dialettica infuocata, rende Putin un moderato. Realisticamente dunque non è un vero contendente del presidente in carica. Piuttosto il principale rivale di Grudinin per il secondo posto. Veterano politico tra i candidati, ha 71 anni, guida il partito Liberal-democratico della Russia populista di destra (LDPR) e si è candidato per la presidenza per la prima volta nel 1991. Sebbene LDPR sia formalmente un partito di opposizione, Zhirinovsky è stato a lungo considerato parte delle istituzioni in Russia ed è politicamente in linea con il Cremlino.
YAVLINSKY, IL LIBERALE D’ANNATA. Ha la stessa età di Putin: 65 anni. In politica fin dai primi anni ’90, è cofondatore del partito liberale Yabloko. Grigory Yavlinsky ha cercato la presidenza quasi quanto Zhirinovsky; candidato per l’ultima volta a presidente nel 2000, finendo terzo con il 6% dei voti. Yavlinsky è considerato un politico liberale con opinioni filo-occidentali, ma non è mai stato in grado di attirare il più ampio elettorato russo. La sua base di sostenitori sembra essere in contrazione e probabilmente otterrà una percentuale di voti sotto l’1-2%.
TITOV, IL CANDIDATO PIÙ PUTINIANO DI PUTIN. Nei sondaggi è su percentuali pari allo 0. Dal 2012 gestisce i diritti degli imprenditori russi per conto di Putin. Nella campagna presidenziale, sta cercando di fare appello alla classe economica liberale, con voce sempre più flebile. Ha 57 anni ed è uno dei candidati più giovani in lizza. Rappresenta il neonato Partito della crescita, a favore del business, ma senza alcun ruolo rilevante nella politica russa e alcun successo elettorale.
BABURIN, RITORNO AL FUTURO DI UN NAZIONALISTA. L’apparizione di Sergei Baburin in queste elezioni è un ritorno al futuro, che secondo gli ultimi sondaggi gli porterebbe un 1% di nostalgici. Il 59enne era un politico conservatore negli anni ’90, vicepresidente parlamentare. Poi è praticamente sparito. Baburin è a capo dell’Unione Panrussa del popolo, un partito marginale, conservatore, che sostiene (guarda un po’) Putin nella politica interna ed estera. Nella campagna elettorale per la Duma 2007, Baburin ha ottenuto ampia attenzione da parte dei media proponendo una legge che assegna a ogni russo 4 milioni di rubli (circa 150.000 dollari) come mezzo di compensazione una tantum per i reati di privatizzazione delle proprietà statali nei primi anni ’90.
SOBCHAK, GIÀ SIGNORA DELLA TV SPAZZATURA. Tanto fumo, poco arrosto: 2-3% nelle ultime indagini demoscopiche. La 36enne ex star dei reality (solo dieci anni orsono tutti i 20enni la conoscevano grazie alla trasmissione “Bionda nel cioccolato”) ha trasformato l’opposizione extraparlamentare in qualcosa di molto diverso. Già potenziale candidata presidenziale all’inizio di settembre 2017, secondo Vedomosti – che citava fonti dell’amministrazione presidenziale – ha incontrato le necessità del Cremlino alla ricerca di una “sparring partner” femminile per Putin nella campagna presidenziale. L’articolo menzionava diverse donne politiche, poi citava una fonte che diceva che Ksenia Sobchak sarebbe stata la “candidata ideale”. Figlia dell’ex sindaco di San Pietroburgo, Anatoly Sobchak, l’uomo considerato il mentore politico di Putin, si è fatta un nome prima con la tv spazzatura, poi schierandosi tra le fila dell’opposizione e poi rompendo con Aleksey Navanly. Oggi rappresenta un’agenda liberale ed è cautamente critica nei confronti di Putin. Da quando ha annunciato la sua candidatura, ha avuto accesso praticamente illimitato ai media. Tuttavia non ci si aspetta che riceva una parte significativa dei voti.
MAXIM SURAIKIN, LO STALINISTA ALTERNATIVO. Moscovita doc e di famiglia comunista. Maxim Suraikin, altro volto giovane in queste elezioni. Il 39enne è presidente del partito Comunisti di Russia, fondato nel 2009. Suraikin si è posizionato come alternativa al Partito comunista russo, ma per orai sondaggi non lo premiano. Il KPRF ha accusato Suraikin e il suo partito di essere un progetto del Cremlino, per dividere il voto comunista. Resta il fatto che il suo movimento sta rapidamente guadagnando peso e ha già superato il “vecchio” KPRF in alcuni distretti. Dopo le elezioni presidenziali nella Federazione Russa nel 2018, il rating del “Compagno massimo” sarà da tenere d’occhio.
Red