Roma, 21 dic. (askanews) – La Corea del Sud si è commossa oggi per i funerali di Kim Jong-hyun, la giovane star del K-pop che si è suicidata lasciando messaggi disperati a testimonianza della sua lotta contro la solitudine e la depressione.
Il suo corpo è stato portato a spalla dall’Asan Medical Centre di Seoul, dove è morto, da altri membri della band SHINee, mentre uno del gruppo portava una placca con la scritta “Kim Jong-hyun, credente” e con un crocifisso. Altri tre membri della boy band Super Junior, sempre gestita dall’agenzia SM Entertainment, portavano il feretro a spalla. La sorella del cantante seguiva in lacrime, portando una grande foto di Kim.
Erano decine i membri dei principali gruppo K-pop – Girls’ Generation, EXO, Red Velvet – presenti alle esequie, oltre a gente comune, estimatori e semlici curiosi. Quando la bara è uscita all’esterno, ci sono state scene di disperazione tra la folla di fa.
La bara è stata poi portata in una località segreta per una cerimonia privata. Non è chiaro se i resti di Kim saranno sepolti o cremati.
Kim, 27 anni, è stato trovato moribondo in una stanza d’albergo lunedì ed è poi deceduto in ospedale. Si è intossicato dando fuoco in una padella a cubetti di diavolina ed è quindi morto per aver avvelenamento da monossido di carbonio.
Un’amica stretta del cantante, la musicista Nine9, ha pubblicato un messaggio di addio del cantante, che lui stesso chiedeva di rendere pubblico, sul suo account Instagram. “Sono spezzato da dentro. La depressione mi ha rosicchiato e lentamente mi ha fagocitato”, ha scritto il cantante. “Sono così solo. Ti prego, dimmi che ho fatto un buon lavoro”, ha implorato nel messaggio.
Kim Jong-hyun era uno dei più acclamanti membri del gruppo SHINee, che neglio anni è riuscito anche ad arrivare al numero 1 della Billboard World Albums Chart. Il gruppo, nato nel 2008, ha avuto una carriera insolitamente lunga per gli standard del K-pop. Un vero divo in Corea del Sud e in Giappone, dove esiste ormai un mercato “comune” di K-pop e J-pop .
Il suo suicidio ha provocato un’ondata profonda di commozione in Corea del Sud e ha spinto l’industria del K-pop ha interrogarsi sulle sue pratiche. Si tratta di una scena ultra-competitiva, dove il successo nasce in breve e si consuma altrettanto in breve tempo. I protagonisti vengono spesso legati a contratti capestro e sono alla mercé di fan talvolta ossessivi.
Tra le clausole vessatorie, spesso, c’è anche il divieto di avere relazioni amorose e sessuali. Nel 2013 la “idol” giapponese Minami Minegishi, allora componente della superband di ragazzine AKB48, dové rasare i capelli a zero per aver passato la notte col fidanzato, contravvenendo la regola di non avere relazioni valida per i membri del gruppo e per calmare la fanbase infuriata.
Un lavoro pieno di pressioni, alle quali probabilmente Kim, dopo una carriera quasi decennale, non ha potuto resistere e ha posto fine alla sua vita. La tragedia si è consumata in un hotel di Gangnam, il quartiere più scintillante di Seoul. Quello del “Gangnam Style”, che resta ancora il terzo video più cliccato di YouTube. Nulla di più lontano dal mondo scanzonato e allegro del brano di Psy.
(Con fonte Afp)