New York, 11 ago. (askanews) – La “visione” dell’Italia, secondo cui bisognava investire sulla Libia per fermare il flusso di migranti disposti ad attraversare il Mediterraneo, ha dimostrato di funzionare. Ne è convinto Marco Minniti, ministro degli Interni, forte di dati secondo cui nei primi 10 giorni di agosto il numero di migranti che hanno attraversato il mare per raggiungere le coste italiane (in larga maggioranza dalla Libia) è sceso del 76% rispetto allo stesso periodo del 2016; ciò si traduce in 1.572 persone sbarcate contro le 6.554 dell’anno scorso.
In una intervista a Politico condotta dal Viminale, Minniti ha spiegato che “avevamo una strategia, una visione che come tale può essere giusta o sbagliata, ma almeno ne avevamo una”. Al sito americano che descrive il ministro come “61enne calabrese, ex comunista che ha trascorso un decennio al governo”, il capo del Viminale ha detto che “nessuno era davvero convinto che la vera operazione da condurre fosse in Libia. L’idea generale era di intervenire nei Paesi vicini, dal momento che la linea che andava per la maggiore era che la Libia fosse strutturalmente instabile e quindi che tutti gli sforzi sarebbero stati sprecati”.
Forte del successo di quella visione, il ministro intende fare pressing su Bruxelles affinché si faccia carico delle spese affrontate dal nostro Paese. E a fronte del fatto che ora la guardia costiera libica salva più migranti “dell’intero apparato internazionale”, Minniti ha spiegato a Politico di avere tre richieste per Bruxelles.
La prima: destinare all’Africa, e in particolare alla Libia, lo stesso ammontare di “sforzi e risorse” investite lo scorso anno per fermare i flussi migratori lungo la rotta balcanica. Si tratta di una cifra intorno ai 3 miliardi di euro.
La seconda: affrontare i problemi riscontrati nei centri in Libia che ricevono migranti; Minniti vuole “di più” dei 90 milioni di euro stabiliti dall’Ue ad aprile per la nazione nordafricana, ma desidera anche il lancio di nuovi progetti il più in fretta possibile.
La richiesta finale, forse la più grande, è un impegno in cinque anni dell’Europa per investire nelle 14 principali città libiche dove il traffico di migranti va in scena. Perché quel traffico “è l’unica attività funzionante in questo momento in Libia”. Per questo serve spingere per alternative economiche fattibili.