Roma, 8 lug. (askanews) – “Asmara la bella”: così, in italiano, gli eritrei chiamano la loro capitale. E sono loro “per primi che hanno portato avanti una politica di conservazione della loro città vivendola, apprezzandola come patrimonio proprio e non come il retaggio del colonialismo italiano”. A raccontarlo è l’architetto Susanna Bortolotto del Politecnico di Milano, impegnata al fianco dell’Asmara Heritage Project in un progetto di formazione nell’ambito del restauro che “si potrà realizzare in autunno grazie al finanziamento dell’Unione europea”.
“La decisione Unesco – ha sottolineato Bortolotto ad askanews – porterà, a livello internazionale, l’attenzione sulla conservazione, tutela e valorizzazione di più di circa 4.000 edifici tra palazzi, uffici, fabbriche, officine, cinematografi, teatri, case, ville, mercati, chiese e moschee, nonché giardini, fontane, viali alberati, piazze della vecchia città prerazionalista e Moderna, e si spera anche con un rilevante piano di incentivi”. Incentivi “che potranno conservare una città a misura d’uomo, che funziona ancora, memoria della loro e della nostra Storia, e portare in generale un miglioramento della qualità della vita e un’opportunità per un potenziale sviluppo turistico dell’Eritrea”.
L’architetto ha tenuto a rimarcare che negli eritrei “non c’è stata l’accettazione acritica del periodo colonialista, ma la consapevolezza della propria ricchezza culturale e di avere una città esteticamente e funzionalmente valida”. La decisione dell’Unesco di dichiararla Patrimonio dell’Umanità non potrà quindi “che avvalorare ancor di più Asmara ‘Africa’s Modernist City’, la sua ‘bellezza’, modello urbano dai magnifici rapporti spaziali e dalle altezze contenute, come testimonianza della Moderna progettualità italiana del periodo coloniale, ma anche come memoria di un ‘valore corale’ dei tanti italiani ed eritrei che vi hanno lavorato e vissuto”.
Oltre che ad Asmara, il Politecnico di Milano è impegnato dal 2012 nella missione archeologica italo-eritrea di Adulis (al fianco del Centro ricerche sul Deserto orientale, ndr). “Questo sito era la città emporio, con porto sul Mar Rosso, della capitale Axum”, ha ricordato Bortolotto, precisando che “le ricerche archeologiche, unitamente ai lavori di restauro e valorizzazione nonché di formazione in situ, mirano alla comprensione dell’insediamento, alla sua conservazione in rapporto al più ampio contesto territoriale di cui sono parte e alla creazione di un parco archeologico, il primo in area sub-sahariana”. Con l’obiettivo, “in futuro, di preparare una nuova candidatura Unesco”.