Roma, 29 set. (askanews) – Sembra un film già visto. Una crisi economica di portata mondiale, imprenditori in crisi e oppressi dai debiti, molti dei quali finiscono per togliersi la vita dalla disperazione. L’ultima volta che si delineò questo terribile scenario era il 2009, e la speranza era di non doverlo più rivedere. Il covid19 ha causato una crisi a livello planetario che ha colpito tutti i settori della vita pubblica e privata: finanza, economia, sanità, educazione .Molte persone hanno perso gran parte dei risparmi, altre hanno perso il lavoro o la propria attività, e la paura è che le cose possano peggiorare nei prossimi mesi, con le scadenze fiscali da pagare e il rischio che in tanti finiscano per indebitarsi. Soprattutto, a settembre, ci saranno da pagare i conti, le tasse e i mutui sospesi per il Covid. A fare il punto della situazione è Gianmario Bertollo, fondatore di Legge3.it, sito di consulenza per cittadini e imprenditori con problemi di sovraindebitamento.
“Le prospettive per settembre non sono rosee – spiega Bertollo – e lo sono ancora meno per i mesi successivi. Il 30 di settembre scadrà il blocco delle richieste di rientro dagli affidamenti, ed è molto probabile che le banche inizieranno, come già successe nel 2008/2009, a chiedere alle aziende di rientrare dai fidi concessi. Scadrà, invece, in ottobre la sospensione delle attività esecutive dall’Agenzia delle Entrate Riscossione (ex Equitalia) e, anche in quel caso, si prevedono migliaia di pignoramenti di conti correnti, stipendi e pensioni. Infine, a dicembre scadrà il blocco dei licenziamenti e saranno sicuramente centinaia di migliaia i lavoratori a perdere il posto, vista la situazione delle aziende, soprattutto nei settori più colpiti come turismo, fiere, viaggi business, ma anche abbigliamento, che, in mancanza di eventi come matrimoni, lauree e altre cerimonie, sta soffrendo molto”.
Una situazione gravosa che costringerà molte persone a ricorrere a dei prestiti tenuto anche conto che già prima del Covid, ben 2,5 milioni di famiglie erano sovraindebitate. “Dopo questa crisi è certo che il dato aumenterà, di molto”, ammette Bertollo. “Se pensiamo che chiudemmo il 2009 con il Pil a -5% e le stime per quest’anno parlano di una chiusura dell’anno -10%, si fanno presto i conti. Le crisi economiche investono ciclicamente le finanze di tutto il mondo, ma quella che stiamo affrontando ora è qualcosa di mai visto prima, una pandemia che ha colpito l’intero pianeta, con ripercussioni su economia, salute, società e ogni ambito della vita pubblica. Certo, ce ne sono state altre nei secoli scorsi, ma il particolare assetto che abbiamo nell’era moderna la rende senza precedenti”.
La cronaca ha riportato una preoccupante escalation di suicidi indotti da situazioni debitorie. “I debiti, e soprattutto i creditori con i loro tassi di interesse, fanno paura, ieri come oggi. Dall’inizio del periodo Covid – sottolinea Bertollo – molte persone sonno state messe in cassa integrazione (il cui pagamento è arrivato spesso in pesante ritardo), hanno visto la chiusura della propria attività, il calo del numero di clienti alla riapertura, la forte riduzione del fatturato. Da marzo ad oggi i suicidi sono stati 71 e 46 i tentati suicidi. Un dato che è aumentato del 60% rispetto al 2019. Credo non servano commenti”.
Eppure, nonostante questo, molti imprenditori o ‘semplici’ cittadini devono necessariamente ricorrere a un prestito o a un mutuo per affrontare questo periodo così difficile. “Il consiglio – spiega Bertollo – è sempre il solito: cercare di non indebitarsi. O, almeno, non farlo per acquistare beni che non producono reddito e non fanno altro che aggravare la situazione. Faccio un esempio: se acquisto un forno che mi permette di produrre pane e guadagnare dei soldi, questo può essere un investimento da valutare, se sto cercando una casa più grande, perché in quarantena ho sofferto il non avere uno spazio aperto o di vivere in un appartamento troppo piccolo, questo mi farà sentire bene in casa, ma non produrrà reddito, anzi accrescerà il mio monte debiti. È poi importante cercare di affrontare i creditori e concordare con loro dei piani di rientro. Non indebitarsi per pagare debiti è e deve essere il primo e unico comandamento! Proprio per questo ho fondato una associazione dedicata alla Legge n. 3 del 2012, detta anche la legge salva suicidi e che aiuta le persone in difficoltà. La legge 3 del 2012 detta la Salva suicidi fu emanata proprio per fronteggiare le conseguenze della terribile crisi del 2008. Esiste in tutto il mondo e in sintesi offre la possibilità al debitore di proporre un piano di rientro strutturato in base alle sue possibilità, oppure di mettere a disposizione i suoi beni per pagare i debiti che è possibile pagare. Quelli che restano impagati vengono cancellati e il debitore può tornare a vivere sereno, ripulito dal suo indebitamento ed essere nuovamente una risorsa per tutti. Ci si deve affidare a dei professionisti che la conoscano bene e che conoscono gli orientamenti dei vari tribunali. Si deve presentare una domanda al giudice che valuterà i requisiti e la sostenibilità del piano”.