Roma, 24 giu. (askanews) – Scatta lo stato di agitazione dei lavoratori di Cnh Industrial e i sindacati chiedono all’azienda di non venir meno agli impegni presi, garantendo “l’accordo e il futuro a partire dagli stabilimenti di Brescia e Lecce”. Lo affermano Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm, Fismic, Uglm e Aqcfr dopo un incontro al ministero dello sviluppo economico in cui Cnh “ha illustrato la situazione industriale e spiegato a che punto è l’applicazione dell’accordo quadro di gruppo del 10 marzo”.
Le azioni decise per Pregnana, “che purtroppo cesserà la produzione il prossimo anno e su cui è in corso un confronto in sede regionale per la reindustrilizzazione, e per San Mauro, che sarà riconvertito in polo logistico, proseguono come da accordi locali necessari a garantire ai lavoratori l’occupazione”. Negli altri stabilimenti “l’attività sta riprendendo non senza problemi a causa della caduta della domanda, ma in alcuni settori c’è una ripresa di mercato. A Foggia e a Torino motori c’è una ripresa produttiva, ma su Foggia resta la spada di Damocle del venir meno della commessa Fca”.
Più pesante è invece “il ricorso agli ammortizzatori sociali a Torino driveline. Anche a Modena e a Jesi le proiezioni produttive sono abbastanza confortanti nonostante l’impatto dell’emergenza Covid. Iveco Defence ha avuto fermate assolutamente ridotte e dunque non presenta al momento particolari problematiche. Anche a Suzzara e a Piacenza i volumi produttivi si stanno riprendendo”.
È a Brescia e a Lecce però “che si hanno i principali segnali di allarme, tanto che Cnh ha dichiarato di star riconsiderando la loro posizione e il loro piano industriale. A Brescia, per cui sono stati programmati nuovi investimenti, e a Lecce, per cui nessuna riorganizzazione è stata prevista e anzi era stato immaginato un robusto incremento dei volumi, si registra una forte sofferenza dovuta al calo degli ordinativi, che sta spingendo addirittura la direzione aziendale a riconsiderare il piano industriale”.
“La presa di posizione aziendale – dicono i sindacati – è evidentemente molto grave poichè mette in discussione gli impegni presi con l’accordo quadro del 10 marzo e getta un’ombra sul futuro dello stabilimento di Brescia, con duemila dipendenti, e dello stabilimento di Lecce, con 700 dipendenti”.
Il governo “deve assolutamente intervenire prima che sia troppo tardi e interloquire con i vertici aziendali e sindacali, anche perchè sussiste il timore che altri paesi europei possano attirare gli investimenti previsti per l’Italia. È da tempo che stiamo avvertendo le istituzioni dei rischi di desertificazione industriale del settore automotive, aggravati dall’emergenza Covid e dal fatto che l’Italia continua a essere priva di una politica industriale”.
“Per queste ragioni – aggiungono Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Uglm e Aqcfr – chiediamo l’immediata convocazione di un tavolo con i ministri Patuanelli e Catalfo. A Cnh chiediamo l’integrale rispetto dell’accordo del 10 marzo. Si dichiara lo stato di agitazione in tutti gli stabilimenti, con un pacchetto di riferimento di otto ore di sciopero da effettuare a luglio”.