Roma, 19 mar. (askanews) – I modelli econometrici “suggeriscono che la pandemia potrebbe portare a una flessione del Pil compresa tra il 2% e l’8% nelle principali economie”. Lo sostiene Robert Lind, economista di Capital Group, una delle più grandi società di servizi finanziari del mondo che gestisce asset per 2mila miliardi di dollari. “È difficile – secondo Lind – prevedere la profondità della crisi economica. Nelle prossime settimane vedremo più attività da parte dei governi sia in Europa sia negli Stati Uniti, con stimoli fiscali per sostituire la domanda privata”.
“Nel contesto attuale – sottolinea l’economista – caratterizzato dall’epidemia di Covid-19, i governi dovrebbero agire più rapidamente per sostenere le rispettive economie. Ad esempio, l’economia avrà bisogno di un aumento della liquidità, a causa della riduzione del fatturato, che può arrivare da un aumento della spesa pubblica e da un allentamento sul fronte dei prestiti e dei mutui”.
Gli strumenti delle banche centrali “potrebbero non essere sufficienti per sostenere alcune aree del mercato. Tuttavia l’annuncio di ulteriori acquisti di obbligazioni da parte della Bce ci rende più ottimisti sul fatto che usciremo da questa crisi più rapidamente rispetto alla crisi finanziaria del 2008-2009”.
“Esamineremo con attenzione – aggiunge Lind – i risultati dell’indice Pmi che saranno pubblicati la prossima settimana, perchè crediamo siano un buon indicatore del sentiment del mercato e dell’evolversi della situazione. Queste misure si tradurranno in un significativo aumento del debito pubblico di alcuni paesi. È importante che, non appena la pandemia si concluderà, gli stimoli economici e fiscali vengano gradualmente ma rapidamente ridotti per riportare la domanda privata nel mercato”.