Milano, 23 ott. (askanews) – Da un lato consumatori sempre più assetati di informazioni sui prodotti che acquistano. Dall’altro aziende interessate a gestire questi flussi di informazioni che riguardano l’intero ciclo di vita dei prodotti. In mezzo la necessità di trovare linguaggi e strumenti per connettere queste due realtà e costruire fiducia lungo tutta la filiera. Parliamo di tracciabilità, oggi potenzialmente più affidabile e sicura attraverso il ricorso a una piattaforma tecnologica come blockchain, tema al centro del secondo appuntamento di Blockchain Plaza organizzato a Parma nell’ambito di Cibus Tec. Al tavolo di lavoro ha preso parte tra gli altri anche Bruno Aceto, ceo di GS1 Italy, l’ente che rilascia i codici a barre. “GS1 partecipa a questa Blockchain plaza col suo ruolo di abilitatore di una soluzione che possa essere offerta sul mercato globale – ci ha detto – Il rischio che noi vediamo delle tante soluzioni blockchain che sono presenti sul mercato è che siano limitate a contesti molto locali mentre l’utilizzo degli standard Gs1 nelle soluzioni di tracciabilità, di blockchain, garantisce la disponibilità di uno scenario immediatamente globale”.
La tracciabilità “è la risposta a tutte le richieste da parte dei consumatori e non si può fare tracciabilità senza uso degli standard GS1 – ha aggiunto Andrea Ausili, data innovation manager di Gs1 Italy – perchè parlare di tracciabilità significa identificare i prodotti in maniera chiara e univoca, significa registrare tutti gli eventi che succedono nel loro ciclo di vita, dalla produzione alla trasformazione al trasporto e all’acquisto da parte dei consumatori”.
La necessità di definire uno standard comune che consenta l’interoperabilità è una condizione per competere su un mercato globale. GS1 ritiene di poter offrire una soluzione efficace all’interno della blockchain, supportando così il percorso di tracciabilità di ogni singolo bene che finisce sullo scaffale dei nostri supermercati: “Ogni prodotto – ha sottolineato Aceto – va identificato in maniera seriale, quindi ogni prodotto è diverso dall’altro e deve costituire un legame con tutto il bagaglio informativo che la filiera raccoglie, registrando informazioni sul sistema di Gs1 piuttosto che sulla blockchain. Quindi la serializzazione è il legame tra il prodotto fisico e il bagaglio informativo che viene creato dalla filiera a beneficio del consumatore”.
Con la serializzazione, ogni prodotto ha la sua identità, un vantaggio in termini di sicurezza e servizi offerti al consumatore finale: basti pensare alla gestione dei richiami di un prodotto o alla necessità di veicolare informazioni sulla sostenibilità nella fase di smaltimento. Nei fatti, però, tutti questi dati generano un bagaglio informativo in continua espansione, in gergo definito gemello digitale che in qualche modo deve essere connesso al prodotto stesso. GS1 in questo senso ha già implementato una soluzione. “Uno degli ultimi standard definiti in ambito GS1 – ci ha raccontato Ausili – si chiama digital link ed è esattamente questo: la possibilità di scrivere dei collegamenti in maniera strutturata e standardizzata per collegare il package che troviamo sugli scaffali dei supermercati con l’universo delle informazioni che li riguardano e portare queste informazioni a tutti gli attori interessati, in prima istanza ai consumatori”. “Il digital link è un sistema che consente all’azienda di legare il prodotto a questo bagaglio informativo – ha aggiunto Aceto – e consentire al consumatore di accedere a queste informazioni in diverse modalità, sia attraverso la lettura del codice con una fotocamera o anche utilizzando app specifiche. Oggi bisogna fare una scelta di campo a priori: o uso una applicazione intelligente e leggo un codice o uso una fotocamera e leggo un QR code. Col digital link mettiamo insieme queste due opzioni e lasciamo libertà al sistema di usare entrambe le opzioni”.
Sebbene ci sia molto fermento per gestire questa transizione da una tracciabilità digitale a una blockchain affidabile ed efficace, la strada è tutt’altro che compiuta. “C’è molto da fare, c’è molto da lavorare, soprattutto sugli aspetti di processo e organizzativi – ci ha confermato Ausili – perchè quando si parla di tracciabilità la soluzione tecnologica è solo un aspetto e non il più importante. E’ più importante concentrarsi sul processo che porta a generare le informazioni, ad avere la giusta organizzazione e usare correttamente gli standard per supportare tutto questo processo”.