Milano, 10 lug. (askanews) – Il mercato del biologico in Italia vale 3,5 miliardi di euro. Nel 2018 si stima sia cresciuto dell’8% sui 12 mesi precedenti. Un tasso di crescita che alimenta le aspettative del comparto che conserva un potenziale ancora elevato. In Italia la spesa bio pro-capite è, infatti, di soli 52 euro l’anno contro i 288 della Svizzera che si posiziona al top in Europa, o i 278 di Danimarca. Geograficamente i consumi più elevati sono concentrati al Centro-Nord anche se il Sud, in percentuale, cresce di più. A spingere il fatturato nazionale è anche la grande distribuzione che incide per circa il 48% sul totale diffondendo sempre di più la cultura della spesa biologica.
Al dato nazionale, poi, va aggiunta la quota di export: il 5% delle esportazioni nazionali sono infatti in biologico per un valore che supera i 2 miliardi di euro e che ci rende il primo esportatore dell’Unione europea e il secondo al mondo dopo gli Stati Uniti. A tracciare il quadro il presidente di Assobio, Roberto Zanoni, che ha preso parte alla presentazione della 31esima edizione di Sana, il salone internazionale del biologico e del naturale che sarà in scena a BolognaFiere dal 6 al 9 settembre.
Sana non sarà solo una vetrina per i 1.000 espositori ( tra food, care&beauty e green lifestyle) che parteciperanno alla manifestazione ma una occasione di riflessione sul comparto rafforzata dallo svolgimento nei giorni del 5 e 6 settembre a Bologna degli Stati Generali del bio, “Dalla rivoluzione verde alla rivoluzionebio”, una iniziativa di BolognaFiere insieme ad Assobio e Federbio. Nella prima giornata della manifestazione, inoltre, ci sarà la presentazione dell’Osservatorio Sana (a cura di Nomisma) che illustrerà il posizionamento competitivo del bio made in Italy sui mercati esteri, in particolare in Giappone e Russia, nonostante le difficoltà connesse a quest’ultimo mercato per via delle sanzioni. A tal proposito Gianpiero Calzolari, presidente di BolognaFiere, ha sottolineato che “chiunque guarda a questo mercato se non con la bava alla bocca, con grande interesse. Ovviamente la politica fa quello che deve, ma è sicuramente un peccato che ci stiamo precludendo questo scambio. Noi comunque continuiamo a mantenere aperti dei ponti”.
Al di là degli scenari internazionali che rappresentano comunque un aspetto importante per il bio italiano, ci sono alcuni temi chiave da affrontare nel nostro Paese per “arrivare ad avere una superficie bio del 40% da qui al 2030”, come ha ricordato il neo-presidente di FederBio, Maria Grazia Mammuccini. “Noi dobbiamo rafforzare il ruolo dei produttori – ha spiegato Mammuccini – alzare l’asticella di standard e controlli ed evitare che questa fase di crescita si trasformi in una corsa dei prezzi al ribasso”. Il tema del prezzo è uno dei più caldi nel comparto della produzione agricola tanto da spingere il presidente di AssoBio a precisare di non essere “in contrasto con le organizzazioni agricole tradizionali, noi non andiamo contro il convenzionale ma chiediamo che si accenda una lampadina se il prezzo sul campo è troppo basso”.