Genova, 2 ott. (askanews) – Il free software alla base di un nuovo diritto umano fondamentale, quello della libertà delle proprie azioni informatiche; la consapevolezza che non può esserci scambio accettabile tra comodità d’uso di una tecnologia e libertà; il rifiuto, per consultazioni ufficiali, del voto elettronico o peggio via internet, definiti semplicemente strumenti “stupidi”: sono alcuni dei messaggi lanciati da Richard Stallman, il creatore del progetto GNU per un sistema operativo libero e fondatore della Free Software Foundation, nel corso di una conferenza organizzata all’IIT di Genova.
“Un nuovo diritto umano fondamentale è il controllo sulle proprie attività informatiche – dice Stallman – Se qualcuno controlla le tue attività informatiche vuol dire che ha un potere su di te, ed è un potere enorme. Perché ti può sottomettere non solo a livello personale e individuale, ma può agire in modo estremamente pericoloso per la società”.
Laureato in Fisica ad Harvard, e insignito di altre nove lauree honoris causa, pioniere del concetto di copyleft, Stallman afferma di non avere una residenza permanente al di fuori del suo ufficio al laboratorio al Computer Science and Artificial Intelligence Laboratory (CSAIL) al MIT. Attivista contro le limitazioni imposte dalla tecnologia proprietaria, ha definito i dispositivi ideati da Steve Jobs “computer con manette digitali più strette e ingiuste che mai”. E, coerentemente, non possiede alcun cellulare.
“Per non essere tracciati, o spiati attraverso i cellulari bisogna non possederne affatto. – dice – Mi sono sempre rifiutato di portarne uno con me, perché fortunatamente ho scoperto quanto siano pericolosi e dannosi. Quando ho pensato per la prima volta di averne uno, intorno al 2002, e non erano smart phone, ma solo telefoni di vecchia generazione, già servivano per tracciare le persone e spiare le loro conversazioni. Fortunatamente ho scoperto ciò prima che cominciassi a portarlo con me. Ho vissuto sempre senza averne un telefono mobile uno, posso continuare a vivere senza”.
Nel corso del suo intervento, e rispondendo alle domande dei ricercatori, Stallman ha sottolineato come lo scambio tra libertà e comodità d’uso di una tecnologia che chiede informazioni personali con l’obiettivo di semplificare la nostra vita, sia in realtà uno scambio pericolosissimo. E a quanti sostengono che la comodità significa anche facilità d’uso, ribatte. “La vita delle persone non è per nulla “semplice” al giorno d’oggi. Il lavoro individuale sembra essere più semplice, ma rinunciare alla libertà finisce per danneggiare le persone sul lungo periodo. La vita di ciascuno di noi non sta per nulla diventando più semplice”.
Stallman promuove l’uso del software libero, lotta per il diritto di non essere tracciato e spiato attraverso la tecnologia, ma sottolinea anche non è un comportamento da “hacker” agire con l’intenzione di procurare danni a sistemi e apparati. L’hacking, rivendica, è un’attività con una profonda base di ironia e intelligenza per mettere in evidenza i limiti del sistema. “Non userò mai il concetto di hacking per definire una violazione della sicurezza per provocare danni – spiega Stallman – La violazione della sicurezza la definisco “cracking”. Ora anche violare la sicurezza può essere fatta con intelligenza e trasparenza, ma la gran parte delle persone non lo fa per questo. Per cui non si tratta di hacking, ma di cracking. Non ho mai fatto nulla contro la sicurezza: non è il mio campo. Ho fatto attività di hacking pienamente nella mia vita, ma mai riguardo alla sicurezza. Ma se si parla di persone che violano la sicurezza di una organizzazione malevole che provoca danni ad altre persone, potrei considerare ciò legittimo, ma non lo chiamerei hacking”.
Da profondo conoscitore della tecnologia Stallman mette poi in guardia dai rischi di brogli con il voto elettronico. “Oh è semplicemente stupido! – sbotta – Se vuoi elezioni oneste non usi il computer in nessuna delle fasi di voto. E il motivo è semplice: i computer sono riprogrammabili: sono fatti per questo. E chiunque può riprogrammare il computer che conteggia i voti, e qualcuno lo farà”.
E sul voto via internet è ancora più drastico: “Non parliamo del voto su internet, è una cosa così stupida!!! – puntualizza – Se voti da un Pc che è stato infettato da un virus o un botnet, chi decide se hai votato o meno? Il botnet. Sostanzialmente il voto su internet è un tale errore che bisogna essere completamente fusi per ignorarlo”.
L’incontro con Stallman ha visto una massiccia partecipazione dei ricercatori dell’IIT. “Molti di noi hanno studiato e incontrato Richard sui libri e quindi è stata per noi una emozione grandissima vedere il creatore di sistemi operativi sui quali noi da bambini giocavamo – commenta Daniele Pucci, ricercatore dell’IIT, coordinatore della linea di ricerca Dynamic Interaction Control dell’iCub facility e organizzatore dell’evento – L’incontro con Richard ci fa capire quanto sia importante avere delle linee etiche durante lo sviluppo delle nostre ricerche quotidiane”.
A coronare l’incontro, infine, l’apparizione di Saint IGNUcius, l’autoironica rappresentazione che Stallman fa di se stesso e delle sue convinzioni, con tanto di aureola ricavata da un vecchio video-disk e esorcismo sui computer “dannati” con software proprietari.