Milano, 9 mag. (askanews) – Le parole benessere, healthy, biologico, free from, si ripetono senza soluzione di continuità lungo gli stand dei 3mila e passa espositori che hanno scelto la 19esima edizione di Cibus per lanciare le proprie novità di prodotto. Quelle che fino a qualche anno fa erano richieste del mercato accolte da pochi produttori di nicchia, oggi sono le strategie dei più, con un fiorire di linee biologiche, di prodotti a ridotto contenuto di grassi e zuccheri, dove l’assenza di una qualche sostanza, che sia il glutine, il lattosio o l’olio di palma, risulta premiante al pari della presenza dei cosiddetti superfood, come lo zenzero, i semi di chia o la curcuma. E l’attenzione agli aspetti salutistici del cibo, meglio ancora se adatto anche ai consumatori vegetariani e vegani, riguarda tutti i prodotti alimentari, dalle farine a base di legumi ai taralli pugliesi, dalla pasta fresca ripiena biologica e integrale alla maionese vegetale in grado di “mantenere normali i valori del colesterolo”, passando per gli estratti a base di frutta e verdura “in linea con il trend della dieta juicing” e per la pizza gluten free bio a base di cavolfiore.
Un condensato delle novità che arriveranno sugli scaffali dei supermercati e sul mercato dell’ho.re.ca. Cibus l’ha riproposto nel suo Innovation corner, una vetrina con un centinaio di innovazioni (sui 1.300 prodotti nuovi presentati a Parma) che l’industria alimentare italiana proporrà per il nostro carrello della spesa, intercettando una domanda di mercato crescente in termini di linee benessere e prodotti salutistici. Ma non solo. Questo trend è sempre più legato a doppio filo a un’altra tendenza: la richiesta di prodotti locali, legati in qualche modo al territorio, che si traduce in una esigenza informativa prontamente soddisfatta dal packaging. Così il latte è 100% sardo, i grissini rivendicano i natali a Milano, i sughi pronti sono fatti con pomodorini siciliani, la pasta di Gragnano è al caffè napoletano. Nei 135mila metri quadri espositivi di Cibus, dove fino al 10 maggio sono attesi 80mila visitatori, di esempi come questo se ne trovano a ogni passo e la provenienza o l’appartenenza di un prodotto a un territorio, regione o città che siano, costituiscono i tasselli di un puzzle più grande, quello che compone le eccellenze made in Italy.
Alla base di tutto questo, però, ci sono gli investimenti in innovazione che le aziende dell’industria alimentare fanno ogni anno per arrivare sul mercato con prodotti nuovi, anticipare tendenze e ottimizzare i processi produttivi. Secondo i dati di Federalimentare ogni anno in media il comparto investe l’8% del fatturato, circa 10 miliardi, in ricerca e sviluppo. Questo dato è destinato per oltre il 4% in nuovi impianti, ict e logistica e l’1,65% in ricerca e sviluppo formale e informale di nuovi prodotti e processi innovativi. Un segnale della volontà della nostra industria alimentare di pensare se stessa nel medio-lungo periodo cercando di cavalcare l’onda positiva dell’export (che nel primo bimestre 2018 ha registrato una significativa accelerazione con un +8,7%)