Roma, 7 nov. (askanews) – Trecento startup nei prossimi tre anni nei più promettenti settori del business to business. Le lancerà TechlHub, il nuovo modello “su misura dell’Italia” di venture capital per l’Industria 4.0, presentato a Roma da Franco Petrucci, fondatore e chief tecnology officer di Decisyon, un’impresa nata a Latina nell’ambito dell’Internet delle cose che ha ottenuto il più grande finanziamento da investitori statunitensi negli ultimi quindici anni: 60 milioni di dollari.
Petrucci, intervenuto al convegno “L’ecosistema dell’innovazione per ‘Impresa 4.0” a Palazzo Giustiniani a Roma, mette disposizione la sua esperienza nella Silicon Valley, dove ha vissuto in prima persona il sistema di “accelerazione” delle start up su scala internazionale, per creare un modello di venture capital su misura per l’Italia e replicare il successo della sua azienda “non, due, tre, quattro, ma trecento volte”. TechlHub punta a raccogliere una dotazione iniziale di 50 milioni di euro mettendo a disposizione un know how in grado di fornire una piattaforma integrata (TechlHub studios) di interoperabilità tra startup, che verranno selezionate, “accelerate”, e accompagnate alla fase del “go to market” in modo che siano già pronte per il grande salto – davanti al quale le nuove imprese digitali italiane si fermano – sui mercati internazionali.
L’obiettivo del fondatore di Decisyon è di cavalcare la rivoluzione dell’Industria 4.0 dai punti di forza riconosciuti universalmente del nostro sistema produttivo, cioè il talento e la creatività degli italiani. Obiettivo: superare i limiti strutturali con cui le aziende italiane devono fare i conti, a partire dalla difficoltà di finanziamento iniziale delle startup e soprattutto dopo il primo stadio di crescita, che condannano le nuove imprese ad un “nanismo strutturale”, anche a causa di mercati di sbocco “limitati”. In altre parole, l’intento dichiarato è di superare il “collo di bottiglia”, cioè l’accesso ai finanziamenti necessari per far nascere, accelerare e preparare già dalla gestazione le le nuove imprese a competere sul mercato globale. “Le nostre startup nane nascono e nane rimangono – ha detto Petrucci – E’ un problema strutturale del nostro mercato, che peraltro ha una diffusione limitata di know how per lo scale up di tecnologie B2B. E’ un problema strutturale, un muro oggi invalicabile per le nostre imprese. Noi cerchiamo di scavalcare questo muro attraverso la nostra sede statunitense, che accompagnerà nella fase di crescita le migliori startup. E lo faremo costruendo tecnologie interconnesse grazie ai “TechlHub studio” situati nelle maggiori città italiane specializzati in diversi settori, come l’agricoltura, la salute, le smart cities, ecc.”.
Per cogliere tutti i vantaggi che i cambiamenti tecnologici possono offrire è però necessario anche una profonda rivoluzione di paradigma tecnologico, che passa attraverso l’unificazione dei sistemi di supporto informatico ai processi. Sul tema, Petrucci, che è un ingegnere elettronico, ha annunciato l’imminente uscita di un White paper “Dall’Internet delle Cose all’Internet degli ecosistemi”, che affronterà il tema del “cambio di paradigma” necessario per implementare l’Industria 4.0. Dopo i computer (Internet), le persone (i social), le cose (Internet of things), il prossimo necessario step – ha concluso Petrucci – sarà connettere le organizzazioni e i network di organizzazioni, che saranno tutte interconnesse come “un’unico organismo vivente”.