Roma, 16 ago. (askanews) – Sarà il gas la principale fonte di sostegno per la transizione verso le rinnovabili e la progressiva uscita del carbone dalle fonti di produzione al 2030. Questo il ruolo che dovrà giocare sia nella generazione elettrica, sia nella fornitura di servizi al mercato elettrico e negli altri usi, tra cui il gas naturale liquefatto nei trasporti. A ricordarlo è la Strategia energetica nazionale (Sen) il documento che fissa gli obiettivi energetici per l’Italia al 2030 e in cui il gas gioca un ruolo fondamentale.
La Sen evidenzia, infatti, come l’importanza del gas, nell’ambito della sicurezza energetica, sia ancora più rilevante a livello nazionale: l’Italia è il terzo mercato europeo per consumo di gas naturale (circa 67 miliardi di metri cubi nel 2015), con una dipendenza dall’import superiore alla media europea (90% circa rispetto a una media comunitaria del 70%). Inoltre in Italia rappresenta circa il 35% dei consumi energetici primari e il 40% della produzione lorda di energia elettrica nel 2015. I dati del 2016 confermano questo quadro con un consumo di circa 71 miliardi di metri cubi nel 2016 (+5% sul 2015) e una dipendenza dall’import per circa il 92% del proprio consumo di gas (superiore alla media dei Paesi europei pari circa al 70%).
Proprio la combinazione di gas naturale e rinnovabili rappresenta uno dei tasselli della strategia perseguita da Eni per eliminare il carbone dalla generazione di elettricità che attualmente copre ancora il 41% della produzione di energia elettrica, causando quasi il 73% delle emissioni in questo settore. Del resto il gruppo guidato da Claudio Descalzi è stato in prima linea nell’accogliere con favore il successo della Cop21 di Parigi per limitare l’aumento della temperatura nel Pianeta. Eni ha poi aderito all’iniziativa Paris Pledge for Action, voluta dal presidente, Laurent Fabius, per dimostrare l’impegno degli stakeholder non governativi in favore dell’adozione di regole chiare in linea con gli obiettivi dell’Accordo.
In questo quadro il gas, favorito dalle elevate efficienze degli impianti e dai bassi coefficienti emissivi, è l’unico combustibile fossile che cresce in termini assoluti anche nello scenario cosiddetto 450 della Iea che è in linea con l’obiettivo dei 2 gradi dell’Accordo di Parigi. Il gas è poi il partner ideale per lo sviluppo delle rinnovabili, che scontano ancora alcuni limiti di natura economica e tecnologica, quali l’intermittenza. L’utilizzo del binomio gas-rinnovabili consentirà la riduzione dei consumi di carbone che, attualmente, a fronte di un contributo di circa il 41% alla generazione elettrica mondiale, è responsabile di circa il 73% delle emissioni di Co2 del settore elettrico. È utile ricordare che attualmente da carbone, gas e petrolio deriva rispettivamente il 40,8%, 21,6% e 4,3% della produzione di elettricità. La combustione completa del gas naturale produce circa la metà della Co2 rispetto a quella che si sviluppa bruciando carbone. In futuro le moderne centrali a gas potranno essere impiegate in combinazione con le rinnovabili per compensare le oscillazioni stagionali e giornaliere della domanda di energia con la discontinuità di produzione di energia caratteristica delle fonti rinnovabili.
Tra le iniziative di Eni per la riduzione delle emissioni c’è in primo luogo il piano per lo sviluppo delle rinnovabili, cui si unisce la riduzione del cosiddetto gas da flaring, il gas naturale in eccesso estratto insieme al petrolio e bruciato, e lo sviluppo di un’industria chimica sostenibile.
Proprio della chimica verde Eni sta facendo uno dei suoi punti caratterizzanti con la riconversione di Porto Marghera e Gela e le bioraffinerie, con lo sviluppo di Versalis. Nel 2016 è stato avviato il progetto Green Refinery a Gela che prevede a regime la produzione di circa 530.000 tonnellate di biocarburanti. Tra i progetti avviati si segnalano anche i progetti di Porto Torres e di Porto Marghera per lo sviluppo di prodotti rinnovabili per settori applicativi ad alto valore aggiunto e in alcuni casi collegati ai business della chimica o alle attività di esplorazione e produzione di idrocarburi.
Eni aderisce poi alla Global gas flaring reduction promossa dalla World Bank e si pone l’obiettivo di raggiungere lo Zero flaring di processo in anticipo di 5 anni rispetto alle tempistiche dell’iniziativa, con investimenti previsti pari a oltre 500 milioni di euro entro il 2020 per arrivare a zero flaring nel 2025.
Per quanto riguarda le rinnovabili, infine, Eni nel nostro Paese ha avviato il “Progetto Italia”, che prevede la realizzazione di impianti, prevalentemente fotovoltaico, in aree industriali di proprietà, disponibili all’uso e di scarso interesse per altre attività economiche. Eni ha identificato 14 progetti per una capacita complessiva di circa 220 Mw che saranno installati entro il 2022. All’estero sono stati individuati progetti da sviluppare in Paesi di interesse strategico nei quali Eni già opera, in particolare Africa e Asia. Sono stati, inoltre, finalizzati una serie di accordi di collaborazione con il Ghana, l’Algeria e la Tunisia, volti a rafforzare la presenza Eni in quei territori e ad ampliare la sfera di attività della società.