Roma, 10 apr. (askanews) – Pensionati, lavoratori dipendenti e disoccupati: sono stati loro i principali utilizzatori, negli anni, dei voucher. Una fotografia che ci porta lontano dal mondo delle imprese, coinvolto solo per un terzo dell’intero volume di ore lavorate dai voucheristi. È quanto emerge da un’indagine della Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro sui dati Inps. Secondo i Consulenti del Lavoro occorre “una riflessione politica urgente per evitare che tutti questi soggetti finiscano per alimentare quel lavoro sommerso reso visibile proprio grazie all’utilizzo dei voucher”.
La maggioranza degli utilizzatori dei voucher (63% del totale) appartiene, dunque, a categorie (disoccupati, pensionati, seconda occupazione) che difficilmente potranno trovare alternative valide tra le tipologie di contratti attualmente vigenti. E ciò in quanto il proprio status principale “risulta incompatibile o non conveniente rispetto ad un rapporto di lavoro dipendente di tipo tradizionale”. Allo stato attuale, “neanche il lavoro intermittente modificato sarebbe utile, poiché destinato all’utilizzo da parte di aziende, cioè da parte soggetti che non hanno utilizzato i voucher in maniera prevalente come inizialmente sostenuto dai principali detrattori”, hanno osservato i Consulenti del Lavoro.
Proprio le specifiche di questa predominante fetta di soggetti, “da un lato inducono a considerare che il loro ricorso al lavoro accessorio fosse virtuoso e dall’altro pongono il più che ragionevole dubbio che probabilmente – hanno aggiunto -ritorneranno ad alimentare sacche di lavoro nero”.