Milano, 12 gen. (askanews) – La possibilità di stabilire un nuovo “contratto spaziale” per ridefinire il modo di stare nel mondo e, soprattutto, di starci insieme, inseguendo un’aspirazione forte di comunità. Dopo un anno di rinvio a causa della pandemia, per il mese di maggio si attende la 17esima edizione della Biennale di Architettura di Venezia, un evento globale che negli ultimi anni ha assunto il ruolo di catalizzatore delle istanze non solo culturali, ma anche etiche, che ruotano intorno alla disciplina. In questo senso si può leggere anche il progetto del curatore Hashim Sarkis, che ha scelto come titolo della Biennale una domanda, cruciale, per il presente e per il futuro: “How will we live together?”.
Abbiamo incontrato l’architetto Sarkis e gli abbiamo chiesto in che modo la pandemia ha influito sulla forma della sua Biennale. “Non credo che il progetto cambierà molto – ha detto ad askanews – ma cambierà la percezione del progetto, perché ciò che mi ha portato a porre ai partecipanti la domanda su come possiamo vivere insieme sono gli stessi temi che stanno alla base della pandemia: il cambiamento climatico, la crisi dei rifugiati, la polarizzazione e i problemi politici. Queste sono tutte motivazioni che stanno dietro la pandemia e stanno anche dietro la domanda sul vivere insieme”.
Il campo, come si vede, è vastissimo e si spinge oltre il normale ambito dell’architettura, o forse siamo noi a dover ripensare il modo in cui concepiamo le discipline e l’idea stessa di arte o cultura, a fronte di un mondo in movimento costante e di una società che spesso si trova più avanti dei suoi stessi interpreti o analisti.
Per questo le domande che Sarkis aveva immaginato prima della pandemia assumono ancora più valore oggi, più pertinenza a più contemporaneità. “Come viviamo e lavoriamo da casa – ha aggiunto il curatore – come costruiamo dei confini quando non ce ne sono, ma anche come inventiamo l’uso di alcuni spazi, per creare diverse possibilità di coabitazione. Non preoccupatevi, la Biennale sarà forte e sarà estremamente importante per noi trovarci qui insieme a maggio 2021”.
E sarà incentrata su temi tanto sociali e politici quanto spaziali, perché è partendo dalla definizione degli elementi di fondo, dalle basi su cui poi la cultura e le sue manifestazioni insistono effettivamente, che si possono pensare delle pratiche e delle soluzioni che siano in grado di influenzare realmente la vita delle persone, con l’ambizione, perché no, di rendere il mondo più equo e, in fondo, migliore. Anche grazie a una idea forte di architettura e alla ricerca di una visione che sia il più possibile trasversale.