Milano, 4 dic. (askanews) – “E’ uno strano personaggio britannico, col rigore tedesco, temperato dalla sua esperienza in Giappone con humor mediterraneo”. Il direttore editoriale di Domus, Walter Mariotti, presenta così il terzo guest editor della rivista fondata nel 1928 da Giò Ponti: David Chipperfield. L’architetto britannico, infatti, guiderà, i dieci numeri del 2020 di Domus, proseguendo in quel progetto 10x10x10, che vede avvicendarsi alla guida della rivista 10 architetti di fama mondiale per 10 mesi, per ciascuno dei dieci anni che mancano al centesimo anno di vita della rivista.
Sotto la guida di Chipperfield Domus sarà una rivista figlia del suo tempo, che si interrogherà “con provocazioni e riflessioni” su due grandi sfide.”Questo tempo mette architetti e designer in una posizione veramente critica – ha detto Chipperfield presentando la “sua” rivista al 31esimo piano di quel Pirellone pensato e progettato proprio da Giò Ponti – le due sfide del nostro tempo sono la sostenibilità ambientale e le disuguaglianze sociali. Entrambe queste due istanze hanno una profonda connessione con quello che facciamo o siamo noi ad essere connessi a loro”. Non a caso il titolo del manifesto di intenti che ha realizzato per Domus 2020 (e allegato alla monografia in uscita col numero di dicembre) si interroga su “Qual è il nostro ruolo?”. “In quanto architetti, designer e urbanisti, come dovremmo reagire alle sfide che ci pongono la crisi climatica e la crescente disuguaglianza economica e sociale? – scrive l’architetto inglese nel manifesto – è ora che smettiamo di accettare il paradosso di una posizione che mescola resistenza e complicità e di sviluppare teorie per illustrare il nostro disagio. Non siamo esperti di scienze ambientali né sociologi, tuttavia sappiamo che le nostre professioni hanno risvolti sociali e ambientali, e sappiamo anche che potrebbero contribuire a trovare delle soluzioni”. Di qui la necessità di una visione da offrire: “Dobbiamo proporre scenari all’interno dei quali le esigenze della comunità siano meglio rappresentate – prosegue Chipperfield nel suo manifesto – nei quali standard di vita qualitativamente alti siano considerati un diritto”.
Chipperfield, 66 anni il prossimo 18 dicembre, arriva alla guida di Domus dopo Michele De Lucchi e l’olandese Winy Maas. E promette di vivere questa esperienza come una “opportunità” e al tempo stesso un luogo dove aprire il dibattito su quella azione collettiva attraverso cui “riusciremo a far valere la nostra voce nelle discussioni cruciali”. L’architetto britannico dal canto suo non ha mai mancato di far sentire la sua voce anche sui temi più attuali. Lo ha fatto anche durante la presentazione del nuovo Domus quando ha parlato del “populismo della Brexit, di Donald Trump che attrae direttamente la gente che si sente dimenticata”.
Le attese sulla rivista guidata da Chipperfield sono molto alte. Anche per la casa editrice stessa che si aspetta risultati in crescita per la Domus firmata Chipperfield. “Noi immaginiamo un 2020 che dal punto di vista diffusionale, anche grazie alla direzione di David Chipperfield, che è un nome estremamente internazionale, avrà un incremento del 10% con una forte focalizzazione sugli abbonamenti – ha raccontato Sofia Bordone, ad di Editoriale Domus – Del resto il nome di chi dirige Domus fa la differenza. Per quanto riguarda la raccolta ci immaginiamo un 2020 in linea sulla carta ma ci immaginiamo una crescita importante sul digitale che possa arrivare quasi a un +40% su quest’anno. Un 2020 dunque col segno positivo per il brand Domus ovviamente grazie a questa direzione che pensiamo che possa riscuotere un grande interesse sia sul mercato nazionale ma soprattutto su quello internazionale”.