Artissima, la fiera d’arte tra mercato e attivazione di energie

A Torino la 26esima edizione, fermento dall'Oval alla città

OTT 31, 2019 -

Torino, 31 ott. (askanews) – Una fiera d’arte è un evento commerciale, ma capace di attivare una serie di sensazioni ed energie che vanno oltre gli aspetti legati al mercato, per diventare qualcosa di più largo. Così succede che a Torino la fiera Artissima sia in qualche modo essa stessa un dispositivo artistico che innesca, per alcuni frenetici giorni, un meccanismo culturale ad ampio raggio e ad ampie ricadute.

Per la 26esima edizione la direttrice Ilaria Bonacossa ha scelto di affrontare la dialettica desiderio/censura. “Il tema è centrato – ha detto ad askanews – e soprattutto ci sono i progetti delle gallerie, c’è molta energia. Sono tornate ad Artissima gallerie che non venivano da alcuni anni, gli stand sono particolarmente forti, diversi, con opere di artisti giovani e affermati. Anche la sezione disegni, che arriva al suo terzo anno, è diventata grande, ci sono progetti su Schifano, John Bock, Boetti. Insomma, la fiera è arrivata dove voleva arrivare”.

La parola più giusta per definire l’atmosfera dell’Oval del Lingotto è, probabilmente, “fermento”. E se tra gli stand si possono trovare progetti forti accanto ad altri che possono essere più “già visti”, il risultato complessivo trasmette comunque un senso di vivacità che poi si espande, come un flusso neurale, a tutta la città.

“Il nostro rapporto con Torino – ha aggiunto la direttrice della fiera – è centrale, Artissima e il sistema Torino vivono insieme. In qualche modo siamo usciti dall’Oval e dal Lingotto, ma sempre in qualche modo tenendoci fedeli al nostro essere una fiera. Quindi tutti i progetti fatti fuori di qui sono fatti con le gallerie che partecipano alla fiera e le opere sono in vendita. Questo è importante dirlo e non dimenticarlo”.

I numeri dell’edizione 2019 parlano di 208 gallerie da 43 Paesi, 20mila mq di esposizione, sei premi, sette sezioni di cui tre curate e, questo è ovviamente il dato del 2018, 55mila visitatori. Ma quello che forse conta di più è il modo in cui, dall’osservatorio di Artissima, si raccontano i cambiamenti in corso nel mondo dell’arte contemporanea.

“Io credo – ha concluso Ilaria Bonacossa – che ci sia sempre più attenzione sul contemporaneo e sempre più curiosità, anche dai non addetti ai lavori. Sicuramente c’è una polarizzazione tra un mondo di prezzi esorbitanti e un mondo di giovani talenti, che ha lasciato il sistema dell’arte un po’ spiazzato. E’ come se l’arte stesse entrando nella sua era hollywoodiana, ma questo non vuol dire che sia finito il Sundance o i film di ricerca, dobbiamo solo ritirarci per gestire questa trasformazione di un mondo che prima era solo per appassionati e addetti ai lavori, e ora è diventato importante e mainstream”.

La partita per gestire questa dicotomia e il confronto con l’allargamento del pubblico del contemporaneo sono i punti chiave di ogni ragionamento futuro sull’arte. E una fiera come Artissima si pone in questo senso al centro di un dibattito che è a sua volta già una delle forme in cui si manifesta l’arte di oggi.