Napoli, 30 dic. (askanews) – Distinguerla oggi è praticamente impossibile. Quasi inglobata dall’intreccio di vicoli che la collegano, in direzione del mare, ai decumani, maggiore e minore, del centro antico partenopeo; bloccata, guardando verso la Sanità, da un immenso edificio in cemento simile a un alveare (oggi sede di istituti scolastici) realizzato nel 1954 nell’ex Largo delle Pigne (dopo l’Unità d’Italia ribattezzato, ça va sans dire, con il nome di Piazza Cavour). Eppure la collina di Caponapoli è ancora lì, viva e pulsante, seppur sconosciuta alla maggioranza dei partenopei. Per cominciare a ricostruirne storia e vocazione, quale germe del millenario e poliedrico modus vivendi napoletano, Gennaro Rispoli e Antonio Emanuele Piedimonte hanno impiegato oltre un anno. Diversissimi per esperienze e formazione – il primo è affermato chirurgo con uno sfrenato amore per l’arte, il secondo è giornalista e scrittore dedito a portare alla luce le radici della città natale – Rispoli e Piedimonte si sono cimentati nell’ardua impresa di stimolare, soprattutto i concittadini, a riscoprire “La collina sacra”. Per farlo o, meglio, come sottolineano, per tracciare solo l’inizio di un percorso di riscoperta del nucleo originario di Napoli, hanno individuato un iter suggestivo racchiuso nel sottotitolo che richiama tre binomi: “Passeggiate sull’Acropoli di Neapolis : l’altura di Caponapoli tra mito e storia, magia e religione, alchimia e scienza medica”. (segue)