Roma, 21 ott. (askanews) – “Nella nostra attività assistiamo a un allarmante aumento di bambini defenestrati. I traumi da defenestrazione, prima rari, sono infatti aumentati soprattutto nella fascia adolescenziale a causa di situazioni di tipo depressivo. Si tratta di adolescenti, maschi o femmine, che purtroppo assumono la decisione di autodistruggersi. A Napoli abbiamo visto in 6 mesi ben 4 defenestrazioni, bambini caduti dai piani alti”. Un racconto amaro quello di Pasquale Guida, presidente uscente della Società italiana di ortopedia pediatrica (Sitop) e primario dell’Unità operativa complessa di Ortopedia Traumatologia A.O.R.N. Santobono, presentato nell’ambito della relazione sui ‘Traumi ad alta energia’ nel corso della seconda giornata del XXIV congresso nazionale della società scientifica. Il congresso si focalizza su ‘Le infezioni dell’apparato locomotore in età evolutiva e le fratture esposte e il trauma maggiore’ ed è in corso a Roma fino al 22 ottobre con la presidenza del dottore Renato Toniolo. Una situazione allarmante confermata anche dalla neuropsichiatra professoressa Giulia Serra dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, che già diversi mesi fa riportò le casistiche del malessere giovanile nell’ultimo decennio: “Con la seconda ondata pandemica abbiamo osservato un’enorme richiesta di aiuto da parte dei ragazzi- ha detto la psichiatra infantile- ma è una tendenza che registravamo già da 10 anni a questa parte. Tra il 2011 e il 2018, infatti, le richieste di consulenze neuropsichiatriche al Dea dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma sono aumentate di circa 6 volte, passando da 155 a 889. E in questo quadro sono aumentate di circa 20 volte (da 12 a 237) le richieste di aiuto per motivi di autolesionismo e comportamenti suicidari”. I soggetti che precipitano, entra nel dettaglio del trauma ortopedico il dottor Guida, “hanno fratture vertebrali, di bacino, e poiché impattano in verticale hanno spesso lesioni da scoppio del piede e all’arto inferiore, tibia o femore e presentano fratture dell’omero e del gomito. Hanno un quadro grave di poli traumatismo e poli frattura. Si tratta, pertanto, di piccoli pazienti nelle quali il trattamento chirurgico definitivo delle diverse lesioni traumatiche dello scheletro va attuato precocemente negli Hub pediatrici secondo la filosofia mutuata dagli scenari bellici del damage control. Fermo restando che il team leader è il rianimatore che provvede alla stabilizzazione e sulla scorta delle indagini TC si stabilisce la tipologia delle lesioni neurologiche viscerali e scheletriche. Queste vanno stabilizzate, occorre cioè mettere dei fissatori per bloccare le fratture presenti in più sedi che destabilizzano il Piccolo sia perché determinano perdite ematiche, sia perché fonte di grande dolore. La prima cosa, quindi- spiega l’esperto- è la stabilizzazione delle fratture complesse da trattare contemporaneamente in più sedi”. Oltre ai gravi traumatismi, definiti traumi non accidentali come la precipitazione, vi è una quota di fratture senza trauma apparente nel pronto soccorso pediatrico come la sindrome del bambino scosso che purtroppo appresenta la prima causa di morte per abuso nei lattanti. “Si tratta di bambini di 6-9 mesi che presentano fratture in vari stadi di guarigione, caratteristicamente le lesioni sono presenti in più sedi e in questi poveri piccoli sono spesso presenti fratture costali legate ai maltrattamenti. Spesso la prova di maltrattamenti reiterati è confermata anche dalla presenza di lesioni da bruciatura e lesioni gravissime al cranio, quasi da esplosione. I genitori – per lo più persone con problemi legati alle dipendenze da sostanze (alcol o droga), ma spesso personaggi insospettabili – finiscono per scuotere violentemente i poveri corpi dei bambini piangenti”, ricorda l’ortopedico.
Ortopedici Sitop: in aumento bambini defenestrati, a Napoli 4 in 6 mesi
Guida: preoccupano anche sindrome bimbo scosso e fragilità ossea