Roma, 10 nov. (askanews) – Ogni anno in Italia oltre 543mila persone adulte necessitano di cure palliative, ovvero quell’insieme di trattamenti rivolti ai malati inguaribili al fine di migliorarne la qualità di vita riducendo il livello di sofferenza e dolore. Nel nostro Paese però si stima che l’offerta complessiva – che tiene conto dei pazienti assistiti a domicilio (79.648), in hospice (42.572) e in day hospital (1.843 accessi) – sia di sole 124.063 unità e delinea un tasso di copertura del bisogno pari al 23% (circa 1 persona su 4 tra chi ne ha bisogno). Un dato che, ormai a 10 anni dalla Legge n. 38 che sancisce il diritto per tutti i cittadini di accedere alle cure palliative e alla terapia del dolore, è ancora troppo basso, soprattutto se paragonato a quello di Germania e Regno Unito che raggiungono rispettivamente il 64% e il 78%.
E’ quanto emerge dalla ricerca Le cure palliative in Italia commissionata a CERGAS – Centro di Ricerche sulla Gestione dell’Assistenza Sanitaria e Sociale dell’Università Bocconi da Vidas, associazione che dal 1982 offre assistenza sociosanitaria a persone con malattie inguaribili, diffusa in occasione dell’11 novembre, Giornata Nazionale delle Cure Palliative.
“La ricerca conferma che attualmente la stragrande maggioranza dei pazienti che ne avrebbe diritto non accede alle cure palliative, e spesso muore male – afferma Giada Lonati, medico palliativista e direttrice sociosanitaria di VIDAS -. La copertura del territorio inoltre è lacunosa, disomogenea, sovente fondata sulla generosità delle realtà non profit”.
Le stime dicono che la prima regione per bisogno di cure palliative nella popolazione adulta è la Lombardia con un bacino di 83.176 potenziali pazienti. Seguono il Lazio, con 50.221, e la Campania, con 47.082. Sempre la Lombardia con il 33% è però al primo posto anche per tasso di copertura del bisogno, seguita dalle province autonome di Bolzano e Trento rispettivamente con il 29% e il 27%. Al quarto posto c’è l’Emilia Romagna con il 26%, poi il Lazio e la Valle d’Aosta, entrambe con il 25%, la Basilicata, la Sardegna e il Friuli Venezia Giulia con il 24% e il Veneto con il 23%. (segue)