Milano, 4 nov. (askanews) – L’impossibilità di vedere i familiari, le lunghe giornate in solitudine, oltre che l’ansia e la paura di fronte ad un’emergenza sanitaria sempre più crescente, hanno reso gli anziani una delle categorie più colpite dal periodo del lockdown per il Coronavirus. E’ quanto è emerso da uno studio condotto dallo Spi Cgil Lombardia in collaborazione con l’Istituto Mario Negri, basato sul questionario distribuito a 1.480 over 65 residenti in tutti i territori della Lombardia tra i mesi di luglio e settembre. Una fotografia della condizione degli anziani e di come il Covid-19 abbia cambiato le loro vite che è stata presentata durante il convegno in diretta Facebook dal titolo “Ci dicevano ‘Andrà tutto bene’ ma avevamo paura”. Lo studio ha coinvolto 647 donne e 817 uomini, con un’età media di 69 anni e un livello medio di istruzione (il 39.4% possiede la licenza media, il 38,3% un diploma), la maggior parte dei quali ha dichiarato di vivere con il partner, di avere figli e, in alcuni casi, dei nipoti.
Durante il lockdown il 52% degli intervistati dichiara di aver avuto un cambio di abitudini a seguito della diffusione del virus, e per quanto riguarda il benessere psicologico, il 30% rivela di aver subito un peggioramento del proprio stato rispetto al periodo precedente al lockdown. Durante la quarantena, 636 hanno provato per lo più ansia, 450 impotenza di fronte alla situazione, 269 tristezza e un numero minore di persone spavento, confusione e rabbia. Un sentimento molto comune (60% degli intervistati) è rappresentato dal senso di isolamento e abbandono, per lo più causato dall’impossibilità di vedere i propri familiari. Il 40% degli intervistati ha dichiarato di aver trascorso il tempo dedicandosi a nuove attività: 216 persone hanno scoperto (o riscoperto) la lettura, 191 la cucina, 165 i film, 160 la tecnologia e i computer, 158 il giardinaggio.
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