Roma, 27 ott. (askanews) – “Il Dpcm? E’ un compromesso. Sono provvedimenti che diminuiscono i contatti, alcuni sono ragionevoli, altri meno comprensibili come il divieto di partecipazione a spettacoli e cinema, luoghi abbastanza regolati. Manca secondo me un vero e proprio provvedimento per regolare i trasporti, che sono un’occasione di assembramento pazzesca e non si capisce perché si tollerino i trasporti e si sanzionino cinema e spettacoli. Nessuno sa se le nuove misure avranno l’effetto sperato, perché nessuno le ha mai sperimentate prima”. Lo ha detto il professor Andrea Crisanti, ordinario di Microbiologia dell’Università di Padova, ospite del programma “L’imprenditore e gli altri” su Cusano Italia Tv.
Crisanti ha sottolineato ancora una volta che “il punto è che in questa situazione non ci saremmo dovuti arrivare, è il risultato di una totale impreparazione delle regioni e anche del sistema sanitario. Se anche diminuissero i casi, non avremmo alcuna garanzia di poter consolidare questi risultati. Non riusciamo a bloccare le catene di trasmissioni, il povero Vietnam c’è riuscito. La competitività economica nel futuro si gioca sulla capacità di combattere questa epidemia. La battaglia non si vince con il plexiglass, ma bloccando le catene di trasmissione sul territorio”.
D’altra parte, sulla situazione covid in Italia “i numeri parlano da soli, Sono numeri che suggeriscono una dinamica in peggioramento. D’altronde i provvedimenti approvati domenica, probabilmente avranno un impatto tra 10-15 giorni, quindi bisognerà aspettare”.
Secondo Crisanti la percentuale di asintomatici sui casi totali è “tra il 45% e il 55%, poi c’è un altro 35% di persone che hanno sintomi come febbre, mal di testa, tosse, c’è un 10% che richiede cure ospedaliere, all’interno di questi c’è un 3% di persone che va in rianimazione”. Proprio riguardo le terapie intensive, il professore spiega che tra pazienti covid e non covid, “i posti letto disponibili in Italia in questo momento sono circa mille. Rimango sorpreso quando sento dire che in Italia abbiamo 7mila posti di rianimazione, i malati di covid sono 1200 quindi abbiamo ancora tanta disponibilità. Ma in rianimazione ci vanno anche persone afflitte da altre patologie, che riempiono le rianimazioni per circa l’80% in genere”.