App Immuni, Gambino: in molti casi scaricarla è un obbligo

Nello sport di squadra, in metropolitana e nei luoghi di lavoro

GIU 19, 2020 -

Roma, 19 giu. (askanews) – “Facciamo molta attenzione perché non utilizzare tecnologie davvero blande, come l’utilissima App Immuni potrebbe configurare una forma di responsabilità”. Lo dichiara nelle sue Conclusioni al convegno sui diritti audiovisivi che si è tenuto oggi all’Università Sapienza di Roma, il prof. Avv. Alberto Gambino, direttore scientifico della rivista di Diritto Sportivo del Coni e presidente dell’Italian Academy of the Internet Code, nonché coautore del documento sulla “Protezione dei dati personali nell’emergenza Covid-19” dell’Istituto Superiore della Sanità.

“Occorre tenere presente che l’avere provocato un danno quando si avevano strumenti di facile accessibilità per evitarlo, non può essere rubricato solo come un caso di leggerezza ma come una vera e propria mancanza di diligenza, se non addirittura imprudenza, specie se si organizzano o si partecipa ad attività aggregative, come nello sport, nell’attività lavorativa o in occasioni conviviali e situazioni di mobilità come nel trasporto collettivo”, osserva il prof. Gambino. “Nel nostro sistema giuridico – prosegue il giurista – il grado della colpa va parametrato alla c.d. ordinaria diligenza e, ritengo, che tale parametro possa mancare laddove non si utilizzi l’App nelle situazioni aggregative abituali, specie in un Paese – come il nostro – che non ha ancora finito di seppellire i suoi morti”. “Occorre, dunque, rendere obbligatoria l’App, se non per legge, almeno per scelta convenzionale e sarebbe importante – conclude il direttore della Rivista del Coni – che l’esempio lo diano quanti sono in grado di lanciare messaggi virtuosi alla popolazione, a cominciare, per stare allo sport, dalle squadre di calcio e i massimi professionisti dei campionati”